mercoledì 4 settembre 2013

A Copenhagen ho scoperto la bubblegum dance

Come Eurovision ci ricorda ogni anno, l'Europa pullula di musica e band meritevoli, come pullula di trashate assurde che possono eguagliare Sabrina Salerno ai tempi di Boys. Anche l'Italia ha avuto la sua bella dose di eurotrash, esplosa intorno agli anni Ottanta, per poi placarsi intorno ai Novanta e diluirsi in quella marea di novità (e amenità) musicali che hanno concluso il secolo.

Il nord Europa in quanto a eurotrash non scherza.
Non importa se nel 2011 ha vinto un norvegese, nel 2012 uno svedese e nel 2013 una danese (con gli islandesi sempre classificati per le semifinali), le recenti vittorie non possono mascherare una storia musicale costellata di band così trash da superare i confini nazionali quando ancora Internet era un lontano miraggio. Adesso guardiamo a est per trovare la musica di cui ridere (vedi PSY), ma prima bastava guardare a nord.
Ma spesso io non ricollegavo il paese alla band, ascoltavo e basta, canticchiavo e non capivo. Per questo non era un problema cantare ad alta voce quando passava su MTV Boom, boom, boom dei Vengaboys (olandesi).

Nel tornare a casa settimana scorsa ho toccato tutti gli stati della Scandinavia (tranne la Norvegia) e, musicalmente parlando, ecco un veloce resoconto dell'eurotrash nordeuropeo maturato durante le 9 ore di scalo all'aeroporto di Copenhagen.




DANIMARCA


Era il 1997, avevo 7 anni, e quell'anno non c'era una persona che non conoscesse Barbie Girl.
Non capivo niente di quello che diceva, ma mi sembrava abbastanza orecchiabile da cantare a squarciagola ovunque per gioia dei miei.

Qualche mese dopo è seguito un album intero di canzoni di questa ragazza con la vocetta acuta e del pelato col vocione che la interrompeva per dire una frasetta. Video divertenti con le bambole, i pirati (My oh my), gli esploratori (Doctor Jones), alieni (Lollipop) e poi qualche pezzo "serio" a dimostrazione che, in fondo in fondo, questo gruppo di Copenhagen non era formato da cazzoni che facevano facce buffe e si vestivano in modo strano. Roses are red e Turn back time (inserita anche nel film Sliding Doors, tutt'altro che comico) sono riuscite nell'intento. 

Anni dopo, nella smania di catalogare tutto, questo genere musicale ha preso il nome di bubblegum dance, sottogenere dell'eurodance, che guarda caso ha origine proprio in Danimarca. I requisiti di questo genere sono testi scherzosi, infantili con alternanza di una voce femminile quasi da bambina e una maschile più bassa. Nei suoi 44 minuti Aquarium è il manifesto di questo genere e gli Aqua ne sono i rappresentati più riusciti.

Tre anni dopo gli anni d'oro dell'eurodance erano al tramonto e gli Aqua hanno deciso di approfittarne per svoltare verso qualcosa di più maturo: pubblicano Aquarius
Bell'album, ma il pubblico che si aspettava un'altra vagonata di canzoni sceme rimane a bocca asciutta e deluso (così come con Gentleman di PSY "Ma non è divertente come quella prima" o il passaggio di Miley Cyrus da Best of both worlds a We can't stop). Dato che, come al solito, ignorare l'album era troppo difficile, il gruppo è stato subissato di "MA NOI VOLEVAMO BARBIE GIRL!" o "VOGLIAMO I VECCHI AQUA". Ma alla fine non puoi basare l'intera carriera a cantare vestito da pirata, così il gruppo raccoglie la sua fama mondiale, qualche complimento per la maturità del nuovo album e si scioglie.

Tutti e quattro i componenti si buttano nella carriera solista, ma l'unica che riesce a uscire dai confini scandinavi è la cantante, Lene, che per togliersi l'immagine di idolo dei bambini si reinventa in una carrellata di ruoli diversi (segretaria porca, infermiera porca, ballerina porca, ballerina porca in latex) in un video di 3 minuti:



It's your duty (to shake that booty) se la ricordano tutti solo perché c'è la tizia di Barbie Girl che fa la mignotta. Poi il silenzio.

Gli Aqua son tornati insieme (pare), il terzo album non se l'è cagato nessuno e ora Barbie Girl la suonano ancora in qualche revival anni Novanta, nelle discoteche al porto di Trieste, in Olanda, in Giappone e al duty free dell'aeroporto di Copenhagen.



Altro prodotto della bubbelgum dance danese sono stati i Cartoons. Che erano vestiti peggio degli Aqua, ma tutti erano troppo impegnati a cantare Barbie Girl per ricordarseli.



PAESI BASSI

So che non è Scandinavia, ma già che si parla di eurodance e bubblegum dance non posso non includere loro:



Nel 1999 3 brani si litigavano la scena nelle classifiche serali: Blue degli Eiffel 65, Maria dei Blondie riemersi freschi dalla naftalina e Boom, boom, boom! dei Vengaboys. 

Per qualche strano motivo, questa canzone era uscita un anno prima, ma non se l'era filata nessuno. Complice il testo e la melodia orecchiabile s'è diffusa tanto quanto Barbie Girl e sfido chiunque a dire di non averla mai cantata. Il video poi era uno dei più espliciti in circolazione all'epoca con spogliarelliste, ballerine in topless, nightclub. Una vetrina su come il turista medio immagina Amsterdam e come effettivamente è Amsterdam, se ridotta a quella manciata di 3,4 viuzze della città vecchia.

C'è una differenza enorme però tra Barbie Girl Boom, boom, boom: la prima, riascoltata 10 anni dopo, fa ancora ridere e fa venir voglia di cantarla, la seconda ti fa venire l'amaro in bocca. E' lo stesso effetto di quando da bambino non vedevi l'ora della puntata di Giochi senza frontiere, poi quando ne rivedi un episodio anni dopo dici "Occristo. Occristo". Ecco.
Boom boom boom è una di quelle canzoni per cui se vuoi avere un bel ricordo non devi ascoltarla a distanza di tempo. Neanche nella versione presentata al Festivalbar.

I Vengaboys nascono dall'equazione puramente olandese estate=Ibiza=divertimento. Solo a Ibiza puoi divertirti, nel resto del mondo puoi, ma non come a Ibiza. Niente è come Ibiza.
E il gruppo è un prodotto totalmente olandese, hanno tutto: Ibiza, integrazione (tutti i membri provengono da nazioni diverse), stampo eurodance pura degli anni Novanta (e in una nazione che tuttora butta Spice Girls e Oasis nelle serate ha un certo peso). Io penso che non ci sia mai stata una band più vicina alla dream band olandese come i Vengaboys.
Sì, ok, mancano canzoni decenti, ma era il 1998.

Un'ulteriore conferma che gli Aqua sono stati i sovrani assoluti della scena è che i Vengaboys dopo questa canzone sono scomparsi. Qualcuno si ricorderà We're going to Ibiza, i più fortunati anche Shalala La. Io, personalmente, oltre a Boom boom boom non vado.

Solita solfa: il gruppo è stato inghiottito in un buco nero intorno all'anno 2000 ed è riemerso senza che nessuno lo chiedesse qualche anno dopo, arrancando nel tentativo di uscire dai confini nazionali. 
Avete mai sentito Hot, hot, hot quest'anno? Se la risposta è no, vuol dire che non sono ancora usciti dal dimenticatoio.

Su youtube tempo fa girava un video in cui si vedeva il tizio che faceva il cowboy lavorare come stewart su un volo di linea.



SVEZIA




E chi se li scorda?

Il ricordo musicale che l'Europa aveva della Svezia erano gli ABBA e, di botto, nel 2000 si ritrova due nuovi gruppi che passano tipo tornado sulla scena continentale. Quelli seri, i The Ark (non credo basti una vita per scordarsi It takes a fool to remain sane) e poi quelli scemi, gli Alcazar.

Mentre la bubblegum dance era ormai tramontata, Barbie Girl rimaneva sulla bocca di tutti e in Europa si scatenava la corsa per diventare la band più idiota, questo trittico di personaggi avvolti nella carta stagnola sbaraglia tutti rispolverando una vecchia cover del 1979 ed eleggendola a tormentone assoluto del 2001 da 2 milioni e mezzo di copie vendute.

Apparizione al Festivalbar, 200 remix, uno dei video più strambi di quegli anni, gli Alcazar hanno capito che se non riesci a fare successo con un lavoro tuo, basta pescare nell'ignoto del panorama musicale e lavorarci. La stessa logica applicata da Haiducii con Dragonstea din tei, che non includo qui perché sennò devo addentrarmi nel peggio prodotto anche nell'est Europa: comunque sì, anche Dragonstea din tei è una cover. L'originale è una versione più finocchia del tizio che si aggira in una stanza d'albergo con una bionda che lo guarda.

Gli Alcazar fanno già parte di quella generazione Europop presa più sul serio, nonostante nel loro video d'esordio siano avvolti nel Domopak. Non so il motivo, davvero, non so perché gli Aqua sono stati presi per cazzoni patentati e agli Alcazar è stato perdonato il fatto che hanno smesso di fare i cazzoni già al singolo successivo.
Forse il periodo era diverso, forse Barbie Girl aveva iniziato un po' a rompere il cazzo ed era meglio non incentivare altre uscite simili, ma gli Alcazar già nel 2002 fanno intuire il nuovo corso degli eventi con Sexual Guarantee (un'altra cover): cazzoni, ma non troppo, divertenti, ma non troppo, abbastanza dance da far rimpiangere gli anni Novanta senza sfondare timpani con vocine acute e testi idioti.
La parte strana del successo di questo gruppo (che poi si è sciolto, riunito e sciolto di nuovo) è che i suoi più grandi successi sono cover di vecchie canzoni, tranne Ménage à trois (2003).

Poi di loro ho perso le tracce.



La mia gita in Svezia è stata ridotta a un pomeriggio in giro a Malmö e non posso non citare uno dei prodotti d'esportazione più di successo della città insieme a Ibrahimovic:



Credo che l'unico modo per capire e spiegare Gunther (ex modello e dal 2006 anche cantante) sia farsi un giro su youtube e vedersi la sua discografia. Ha quasi rappresentato la Svezia a Eurovision qualche anno fa, ma purtroppo il voto da casa è implacabile.

Ce ne accorgiamo anche quando la corona di miglior artista dell'estate 2013 è in ballottaggio tra Justin Bieber e One Direction.



ISLANDA

Nell'immaginario europeo, gli islandesi sono quella popolazione stramba che vive nel nord, mangiano carne di squalo putrefatta e a maggio buttano cocacola e mentos nei vulcani (2010 Eyjafjallajökull e 2011 Grimsvötn).

La scena musicale islandese invece è molto vivace, basta pensare che ha un numero esorbitante di musicisti se comparato al numero di abitanti. Nonostante questo non sono riuscita a trovare un artista o una band che eguagliasse quelle precedentemente citate sulla scala del trash. In senso lato, ma solo per questione di estetica, ci metterei Björk.



Che bon, 3/4 dei suoi video e delle sue apparizioni pubbliche devi vederle almeno due volte prima di provare a capirci qualcosa. E' davvero molto brava, ma non puoi rinchiuderla in un genere specifico.
Anni Novanta, anni Duemila nulla la spaventa e Björk continua per la sua strada come il prodotto di esportazione musicale islandese più famoso del mondo.

Poi in questi ultimi anni hanno iniziato a farsi spazio anche i Sigur Rós, attivi dal 1994, ma arrivati timidamente sul continente forse perché cantano in islandese e, ammettiamolo, non è la lingua più parlata e conosciuta al mondo. Prendete Colors of the wind di Pocahontas in islandese e a momenti non distinguete il GROWL dell'orso che esce dalla tana dalla voce di lei.

Sigur Rós in Islanda sono eroi nazionali e uno dei brani rimasti più impressi è di sicuro Hoppipolla (Saltare nelle pozzanghere) dall'album Takk... (Grazie): la BBC si era innamorata di questo brano e lo riproponeva in continuazione, soprattutto in ambito sportivo. La consacrazione internazionale è arrivata quando Roger Federer l'ha usata per celebrale la vittoria a Wimbledon (2009) e come colonna sonora in alcuni film come Penelope.




Nei negozi di souvenir i cd dei Sigur Rós sono esposti accanto a quelli di un'altra band islandese nata di recente, Of Monsters and Men: hanno un solo album all'attivo, ma la loro missione è quella di svecchiare e rinnovare il panorama della musica islandese, fermo a Björk e Sigur Rós.

Tra i vari nomi islandesi emersi grazie a Eurovision, che in Italia non caga nessuno, ma nel resto d'Europa un po' sì, abbiamo Eyþór Ingi Gunnlaugsson: la sua Ég á líf (Ho una vita) è arrivata 17° a Eurovision 2013, gli spettatori lo ricorderanno di più per la sua vaga somiglianza a Thor dopo il pranzo di Natale dato che la sua canzone sembra unire i balletti dell'oratorio a un brano scartato per la colonna sonora del Re Leone.
Il video, dove Eyþór appare in persona scrutando il mare con la sua voce in sottofondo è una delle cose più islandesi che mi sia capitato di vedere ultimamente, dal cielo plumbeo al biondo col cappellino di lana.






L'ultimo nome che faccio per la musica islandese è Emiliana Torrini. Finalmente un nome che posso scrivere senza usare tasti extra della tastiera. Emiliana (padre italiano, madre islandese) è una star in Islanda dal 1994, dopo aver vinto un concorso di canto locale. Sette album all'attivo, di cui tre esclusivamente per il mercato islandese, numerose collaborazioni con artisti internazionali, il suo nome comincia a farsi lentamente largo sul continente un paio d'anni fa, con il singolo Jungle Drum e dopo aver cantato un White Rabbit, un remake per la colonna sonora del film di Snyder Sucker Punch (2011). Ha anche partecipato alla colonna sonora del Signore degli Anelli, ma non se la ricorda nessuno.

Si capisce che l'estetica folle e colorata non è una prerogativa di Bjork, ma islandese. Jungle Drum non è stato un tormentone, piuttosto è uno di quei brani che forse hai sentito un paio di volte in radio o in qualche pubblicità. 
Dopotutto il 2009 è stato l'anno di Single Ladies.




Forse se proprio serve un gruppo islandese trash nel senso di "Queste sono le classiche canzoni che metterebbero solo il giovedì sera nelle discoteche di Trecate o agli autoscontri" allora sono i Gusgus, ma siamo già nell'house come genere.






L'argomento eurotrash è vasto e c'è talmente tanto materiale che si potebbe andare avanti ore solo su stati come Romania, Germania o Moldavia.
Magari tra una decina d'anni alcune insospettabili canzoni attuali saranno elevate a trashate dai posteri e allora scopriremo nuovi generi musicali come la bubblegum dance.

RAM dei Daft Punk è davvero un bell'album secondo me, ma non sarà Get Lucky che tornerà tra qualche anno nei revival degli anni Dieci, no, secondo me sarà questa:



In un video fresco fresco di settimana scorsa. E' solo un assaggio, l'originale dura quasi 6 minuti, ma hanno capito che la sentiremo così tante volte che hanno voluto fare un riassunto di quello che ci tartasserà nei prossimi revival. Tra qualche anno sarà difficile credere sia un brano del 2013.

I Daft Punk, per la cronaca, sono francesi. 
Io ho creduto per anni fossero inglesi, invece no. Francesi, come Bob Sinclair, i Noir Désir, Alizée e tanta altra bella gente. Anche la Francia merita uno spazio di discussione a parte. E la Spagna pure.


Sento che sto divagando e chiudo la carrellata con la regina dell'eurotrash italiano che non è Ivana Spagna, almeno non per me.



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