venerdì 29 luglio 2011

Angels of the Universe

La locandina è davvero ridicola e da l'idea di un incrocio tra Bridget Jones e Sex and the City, in versione maschile e islandese.

La realtà è che viene definito il Qualcuno volò sul nido del cuculo islandese, liberamente ispirato all'omonimo libro del signor Einar Mar Gudmundsson e arrivato con applausi ed elogi agli European Film Awards del 2001. Ah, le colonne sonore sono un lavoro dei Sigur Ros.

Ovviamente in italiano non esiste e in streaming non si trova né in inglese, né sottotitolato.

Porca miseria.

mercoledì 27 luglio 2011

Illes Balears


Dopo essere stata bombardata di gente "famosa" che popolava le spiagge di Formentera e pubblicità sui siti di studenti per vacanze post maturità a Ibiza ho scelto di mettere piede su territorio spagnolo per la prima volta a Maiorca.

Già dall'aereo (prima volta con AirOne e devo dire che è un'ottima compagnia) si intravedeva l'entroterra dell'isola, brullo, abbastanza secco e simile a Sardegna e Corsica, solo un po' meno montuoso di quest'ultima.

Quello che, invece, nel momento delle prenotazioni ho vagamente intuito e che poi mi è stato confermato da una giornata passata a Palma è: Palma non ha una spiaggia. La cosiddetta "Platja de Palma" è davanti alle città lungo la costa appena fuori dal capoluogo e questa intuizione ci ha salvate, visto che se avessimo prenotato nell'area sbagliata avremmo avuto i porti e gli attracchi degli yatch invece della spiaggia. Ecco, quello sarebbe stato un giramento di palle mica da ridere.

Solo arrivare all'albergo a El Arenal ci si comincia a chiedere: ma le Baleari sono territorio spagnolo o colonia tedesca? Ed è una domanda legittima visto l'esagerato numero di locali per i cruccofoni (per esempio una delle vie centrali del paese chiamata proprio Bierstrasse), ma anche parrucchieri tedeschi, ristoranti tedeschi, medici e dentisti tedeschi. Sul lungomare, invece, i pub tedeschi (e qualche inglese) erano alternati a quelli olandesi, gestiti da olandesi e popolati da olandesi. E da me, il cui status di studentessa di olandese mi faceva sempre guadagnare interesse, stupore e qualche birra omaggio. Viva la vida!

El Arenal, alla fine, assomiglia molto a quelle città sulla riviera romagnola, tutti alberghi e tutti turisti. Con la differenza che il mare della Baia di Palma è pulito (e non è poco!), mentre la spiaggia alterna qualche piccolo stabilimento balneare a tratti di spiaggia libera e non è neppure la Liguria, con i suoi stabilimenti dalle sdraio sui piedi di quello davanti, gli ombrelloni carissimi e uno sputo di spiagge libere, abbastanza per 15 persone al massimo. Insomma, è una disposizione della spiaggia intelligente e pensata per il turista.


Il giorno dopo è stata la volta di Palma. La città "bassa" è una quasi-metropoli con palazzoni di vetro e fast food di rito, quella alta è la parte antica e l'unica interessante, contando anche il parco acquatico vicino alla riva e il castello poco fuori dalla città. Poi pomeriggio al mare e serata tra locali olandesi e pr che ti inseguivano offrendoti drink in discopub appena aperti. Viva la vida!

Secondo e ultimo giorno intero a Maiorca (una cosa breve, un po' per dimenticarsi della disastrosa Goteborg dell'anno scorso e un po' perchè sono già fin troppo in giro quest'estate), noleggio biciclette ed esplorazione della costa appena fuori da El Arenal. L'idea era di arrivare a Cap Blanc, una delle estremità più meridionali della zona, ma quando abbiamo scoperto che 3/4 della strada erano una statale, non una pista ciclabile, e per di più in salita, abbiamo abbandonato qualsiasi idea di arrivare a Cap Blanc o alla seconda destinazione nell'entroterra, Llucmajor.


La costa appena fuori dai 4km e passa di spiaggia di El Arenal è completamente diversa: molto meno turistica, piena di villoni e residence 4 stelle affacciati sul mare e sole spiagge libere, con l'unica condizione: "Riesci a stendere l'asciugamano? Allora puoi fermarti e stare lì quanto ti pare".

La pausa mattutina l'abbiam passata poco lontano dall'unica mezzaluna sabbiosa di Bellavista, una piccola insenatura di scogli, con relativo mare pieno di scogli. Il pomeriggio, a Cala Blava, ma poco lontano da El Arenal, abbiam trovato un'altra cala, più piccola, ma quasi un angolo di Caraibi. L'insenatura aveva il fondo sabbioso e l'acqua col colore di una piscina, circondato da degli scogli piatti che scendevano verso l'acqua poco profonda. Roba da non capire fino a quanto quella fosse opera della natura e quanto opera dell'uomo, visto gli scogli sì un po' a punta, ma a forma quasi di scalini.

Un pomeriggio laggiù, relax totale e una bella, classica scottatura: dietro alle ginocchia.

Comunque, esito della vacanza: vera vacanza, roba da tornare con il portafoglio di un miliardario e girarsela tutta. Unica pecca: la compagnia. In due, specie vista l'altra persona, non è sempre stato facile.

domenica 17 luglio 2011

Maratona nerd

Giornata dedicata a una maratona film (9.00-17.00 pasti inclusi) con tema film nerd. Lo ammetto, (banalmente) l'unico titolo che mi è venuto in mente all'inizio è stato The Social Network, ma i tre titoli proposti non si sono rivelati affatto male.

Benvenuti a Zombieland (2009)

Non era The Social Network, ma Jesse Eisenberg c'era e bisogna ammette che il ruolo del nerd gli riesce piuttosto bene, ma spero per lui si dedichi ad altri ruoli. Dopo il boom di Resident Evil il genere zombie è tornato alla ribalta, in Zombieland l'horror viene condito con l'umorismo e i comics: se all'inizio mi dava l'impressione di vedere qualcosa sulle orme di 28 giorni dopo (Eisenberg unico sopravvissuto di una città negli USA colpiti dalla "piaga del 21° secolo", una febbre che si è trasmessa dagli hamburger ottenuti con la carne di mucca pazza che trasforma le persone in zombie. Sì, fin qui ha tutti gli ingredienti del classico film di questo genere), poi procede in qualcosa di originale, a sè stante.
Eisenberg (Columbus) ha sempre vissuto in solitudine, immerso nei videogiochi e in succhi di frutta come unica fonte di sostentamento: non si vergogna nell'ammettere di essere pieno di fobie e fissazioni (dalla la classica paura dei clown all'abitudine di piegare la carta igienica in un certo modo prima di usarla). Ma queste sue fisse gli hanno permesso di elaborare un efficace piano anti zombie basato su più punti, tra cui "controlla sempre il sedile posteriore", "allenati alla corsa" (difatti qui gli zombie sembrano più dei centometristi) o "evita altri pericoli e allacciati sempre la cintura".
Molto carino. Anche per il cameo di Bill Murray in versione non morto, che apre pure le porte a riprese nella sua villa.


I Goonies (1985)
è un film cult degli anni Ottanta, uno di quelli che tutti i ragazzi che all'epoca erano poco più che adolescenti ricordano. Non so se è stato il fatto di averlo visto appena dopo al fantastico Benvenuti a Zombieland, o per una personale predisposizione all'odio verso i film da domenica pomeriggio su Italia 1, quelli con bambini che diventano eroi e salvano principesse, aziende in fallimento e caprette come se aprissero un barattolo di nutella, ma... i Goonies non mi hanno convinta.
Credo che il problema fondamentale sia che è fuori dalla sua epoca e uno direbbe "Sì, ma ce ne sono tanti degli anni Ottanta che sono ancora acclamati, per esempio, citando un altro film per ragazzi, Ritorno al futuro (1985)". Sì, è vero. Ma di ritorno al futuro ci sono citazioni ovunque, a momenti anche sui cereali, i Goonies sono poco citati, sono poco ricordati. Con questo non voglio dire che la bellezza di un film si basa sul numero delle citazioni, ma se viene ripreso spesso vuol dire che ha lasciato un'impronta decisamente più ampia di altri.
Riassumendolo, questo è un film che condensa le grande tematiche avventurose dell'epoca (tesori, pirati, trappole mortali, bande di ladri senza scrupoli...) mescolandolo alla classica epopea per ragazzi, il gruppo di avventurieri che esalta l'amicizia universale (tra personalità ed etnie differenti), la furbizia dei bambini rispetto al mondo impostato degli adulti e i primi amori, con la classica bellona (che poi mica tanto bella visto come andavano in giro conciati all'epoca), il rivale e il bacio finale. Una versione di Indiana Jones per bambini e ragazzi, insomma. Un po' più scarso, però.
E un giovanissimo Sean Astin, futuro Sam del Signore degli Anelli.


Scott Pilgrim vs. the world (2010)


Il film nerd per eccellenza (e canadese, non americano). Per chi non è appassionato di videogiochi e fumetti è un classico teen drama con il ragazzo solitario indeciso che cerca di conquistare la ragazza dei suoi sogni che degenera in un film traboccante di inutili effetti presi da eroi cartacei e di picchiaduro. Per chi, invece, apprezza anche solo una delle due cose citate sopra è un film geniale.
Anche qui il protagonista è un nerd, interpretato da Michael Cera (il ragazzo di Ellen Page in Juno) e per tutto il film si trovano avvenimenti e sceneggiature prese a piene mani da videogiochi come Tekken, Street Fighter, Soul Calibur e compagnia. Nonostante la perplessità di sorella e amici, e i suoi 22 anni, Scott è insieme a una ragazza cinese, che diventa subito la fan numero uno della sua band e si dimostra sempre più appiccicosa. Questo finchè Scott non scopre che la ragazza che ha sempre sognato esiste davvero e, dopo averla incontrata ad una festa, decide che è la donna giusta per lui. Ma (c'è sempre un ma) oltre a vincere la sua reticenza e l'alt di tutti i suoi conoscenti deve liberarsi dell'ingombrante passato di lei e vincere in una serie di combattimenti la Lega degli Ex, ovvero i 7 ex compagni di lei.
C'è assolutamente il picchiaduro, c'è un po' di GDR fantasy e c'è un bel lavoro equilibrato e senza pretese strane di presentare un messaggio finale.
Caruccio. E l'ex coi poteri vegani fa assolutamente morire dalle risate.

venerdì 15 luglio 2011

Déjà vu

Mi è stato chiesto di rispondere ad alcune domande sulle mie 3 settimane ad Hasselt. Dopo le prime 2 righe, già quando l'ispirazione mancava, ho avuto un flash accompagnato dalla sensazione che lasciano i déjà vu, di me alla stazione di Brussel Midi al telefono che aspetto il treno per l'aeroporto. O meglio, il gabbiotto che stavo guardando mentre ero al telefono con mia mamma e le dicevo che ero appena arrivata a Bruxelles.


Ma non ha senso ricordarsi di una stazione quando si è svaccati sul divano. Un'immagine che poi non mi era mai venuta in mente, fino ad oggi.

Alla fine ho scritto un papiro di 3 pagine.

martedì 12 luglio 2011

Le notti di Salem

Quasi tutti pensavano che l'uomo e il ragazzo fossero padre e figlio.

è uno dei miei libri preferiti in assoluto, da sempre e di recente l'ho pure riletto (io che tendo a evitare le riletture, o al massimo mi rileggo solo alcune pagine). E di nuovo in un giorno solo, ma questo mi capita invece quasi sempre con i libri di Stephen King.

Secondo libro pubblicato da King, Salem's Lot (che prima fu Second Coming, poi Jerusalem's Lot, per poi abbandonare tutte le sfaccettature religiose) si inserisce nel filone della letteratura sui vampiri nella scia di Dracula e di Intervista col vampiro, secoli prima della disastrosa venuta di Stephenie Meyer. Qualcuno dovrebbe togliere qualsialsi oggetto che permetta di scrivere a quella donna.

Come ci sono arrivata a questo libro è una storia a sé: devo ringraziare le bancarelle di svendita dei libri sul lungomare di Varazze, non proprio un mercatino delle pulci, ma poco ci mancava. Quelle bancarelle dove il libro più recente sarà del 2001 e se se ne trova qualcuno con il prezzo in euro ci si può considerare fortunati (in una di quelle ho trovato, per esempio, una guida del Touring Club italiano risalente all'epoca fascista, Guida dell'Africa Orientale Italiana, allegato al giornale, 10 euro. Come lasciarla lì?).

Sembra che in quelle bancarelle, dove i libri erano addirittura ordinati per genere o in ordine alfabetico per autore dai più pignoli, ci fosse una grande svendita di Stephen King. Più che nel periodo horror allora (14 anni) ero nel periodo fantasy e avevo finito per comprare un'edizione speciale de L'ultimo cavaliere, il primo della serie della Torre Nera.

Ma... non mi convinceva. Avevo letto un centinaio di pagine, ma la storia non mi quadrava, non mi appassionava e ho finito per lasciarla lì, riprendendo il libro che mi ero portata, Le streghe bambine di Salem di Frances Hill, un misto di romanzo e inchiesta (letturine leggere, oh!).

Un paio di sere dopo, torno alle bancarelle e decido di dare un'altra possibilità al signor King. Così mi è arrivato le notti di Salem.

I 3 euro e mezzo meglio spesi della mia vita.

sabato 9 luglio 2011

Gloria!

Ed ecco cosa si trova in pomeriggi tra fumetti e pc:


(devo assolutamente trovare chi canta questa fantastica cover di Gloria: hanno furbescamente estratto la parte in cui non si parla di "manchi a questa mano che lavora piano". A proposito, ho scoperto dell'esistenza di una versione inglese di Gloria, cantata sempre da Tozzi, ma con un testo completamente diverso da quello italiano).


E poi, direttamente dalle semifinali di Eurovision Music Contest 2010 la canzone presentata dalla Moldavia, Run Away dei Sunstroke Project & Olia Tira.
Titolo banalotto, ma, sì, non famosa come quella della vincitrice (Satellite di Lena per la Germania), ma conosciuta perché:


Tralasciando il tizio che gira su sè stesso col violino illuminato dalle lucine di Natale, il mito indiscusso qui è Sergey Stepanov o "Epic Sax Guy", che si muove come un assatanato e non muove neppure le mani per fingere di suonare.

Ci sono anche dei video in cui lui "suona" le stesse 4-5 note per 10 ore consecutive, penso il massimo per un video di Youtube.

Runaway si è classificata tra le 25 canzoni per la finale arrivando poi 22°. Già che è arrivata in finale!

giovedì 7 luglio 2011

Bitch Slap

Ok, prima di tutto perché ho deciso di vedere un film del genere e la ragione è tanto semplice quanto banale (degno preambolo di qualsiasi avventura, no?): dopo aver rivisto per la terza volta Parnassus- l'uomo che voleva ingannare il diavolo, continuando a capirlo e apprezzarlo sempre più, ho deciso che stasera mi sarei concessa una cosa più leggera, o un film comico demenziale o uno davvero trash, di quelli che ti fanno pensare: "Ma chi ha avuto il coraggio di finanziare questa roba?"

L'altra sera avevo intravisto Scemo e più Scemo, quindi il genere demenziale era ancora fresco. Poi, nel mio vagare su Internet sono capitata sui film in uscita quest'estate e mi ha sorpreso trovare questo, uscito in America nel 2009 (e ora già disponibile in dvd e compagnia bella) e proposto nei cinema nostrani solo ora, probabilmente per occupare quel vuoto di programmazione e l'assenza di grandi kolossal estivi che possano rivaleggiare con l'ultimo e sospirato Harry Potter.

Bitch Slap per l'Italia è accompagnato da un sottotitolo, le superdotate. Si capisce che termini del genere vengono di solito appioppati a film-parodie demenziali (vedi Treciento- chi l'ha duro la vince). Erroneamente, poi, credevo fosse appunto una parodia di un film sul filone di Charlie's Angels, invece già il poster dissipa ogni dubbio: non è un film-parodia.

Cominciamo dal cast, pressoché sconosciuto, se non per Erin Cummings (riconoscibile solo da chi ha visto Spartacus da poco).
E poi, sorpresa! Abbiamo tutta la crème de la crème dei telefilm a sfondo mitologico degli anni novanta, in ordine di apparizione: Michael Hurst (Iolao di Hercules), Kevin Sorbo (Hercules), Lucy Lawless (Xena) e Renée O'Connor (Olimpia di Xena). Tranne Hurst, che appare per una mezz'ora abbondante contando anche i vari flashback, gli altri fanno proprio un piccolo cameo di pochi minuti.

Il resto? Beh, il resto sembra più un grande film porno inesploso.
Ha tutti i cliché del porno di serie b: tre protagoniste (definite nei riassunti ufficiali "una sex bomb, una carcerata e una stripper"), chiari orientamenti sessuali delle tre, inquadrature di tette più numerose delle parole pronunciate e pure una scena di "lanciamoci i secchi d'acqua addosso" che non c'entra nulla con le scene precedenti. Ah, senza dimenticare le scene di rissa furiosa tra le protagoniste dalla bella durata di quasi 10 minuti (a quel punto vai al supermercato nei giorni in cui la pasta è scontata a 0,50 euro a scatola e vedi la rissa dal vivo).

Altro, la trama? Non l'ho capita. La sceneggiatura contava anche scene a rallentatore e ripetute come quelle di Paperissima dove ti fanno rivedere mille volte il bambino che cade
dal triciclo, solo che qui erano in corrispondenza di scene di pestaggio o di lapdance con il badile
(???).

Per la disperazione, avevo interrotto dopo 40 minuti (dei 109 totali), poi, spinta più che
altro da "Ho iniziato, vediamo come va afinire", l'ho finito.

Non è sicuramente un film per cui spenderei 7 euro al cinema, visto che ci ho speso una sera a malapena. Però è come se alla fine ti venisse da dire "è un film orribile, ma non è proprio il peggior film del mondo" e il motivo è uno solo: non si capisce fino a quanto le interpretazioni abbastanza deludenti, gli scenari di dubbia qualità e altri problemi del film siano capitati o siano voluti. Voluti come omaggio ai film degli anni Settanta, un tributo all'era dell'exploitation, le cui radici sì affondano nelle produzioni a basso costo incentrate su violenza e/o sesso degli anni Settanta-Ottanta, ma sono radici riemerse più recentemente in lavori come Kill Bill di Quentin Tarantino o Grindhouse di Robert Rodriguez, a cui Bitch Slap richiama in molti modi e in
altrettanti momenti.

Senza dimenticarci della citazione principe del film, ovvero quel Faster Pussycat! Kill! Kill!, cult del 1965, prima snobbato dal pubblico, poi elevato a simbolo della lotta femminista.

Infine, va aggiunto che però Bitch Slap raramente esagera: con l'eccezione della già citata scena dei secchi d'acqua, compresa di slow motion, e quella del bacio tra le due protagoniste, non ci sono scene di nudo, sesso esplicito, violenza gratuita che tanto si vedevano nei film a cui si ispira. A questo punto lo si può definire un vago omaggio all'exploitation o un porno inesploso e "nobilitato" dal fatto che si tende a creare una certa aspettativa, ma poi non si supera la camicia aperta.

Insomma, cercavo un film trash e l'ho trovato. Se avete una sera da buttare, magari per farsi due risate e un paio di birre, un'occhiata la si può anche dare. Se andate a comprare un biglietto per vederlo al cinema sono soldi buttati.

L'unica scena che vale la pena di vedere è Renée O'Connor, suora, che sussurra alla madre superiora, Lucy Lawless, dei suoi desideri carnali, che ormai superano gli oggetti inanimati, causando sconcerto e imbarazzo in quello che fu il volto di Xena.

Ecco, in quel momento ho riso di gusto.

martedì 5 luglio 2011

Spartaco e Harry



Un salto da un mese con quattro settimane di tre esami ciascuna a un'estate libera, vuota, free, di vacanze e svacco. Inoltre c'è anche l'aggravante di madre e sorella al mare fino a metà mese, quindi a casa da sola con cane pigro e padre che torna a casa per cena e va a dormire.

Ahhhhhhh, libertà!

Direi di cominciare a riprendere quello che non ho fatto da settembre a giugno, per esempio rilassarsi e alternare il tempo libero tra una serie tv in streaming sottotitolata e un libro da leggere, incominciando dalla serie di Harry Potter che ho letto fino al 4 rispettando i tempi di uscita, ma non la cronologia della serie. Così ho inizato dal prigioniero di Azkaban, poi La pietra filosofale, Il calice di fuoco e La camera dei segreti.

Molto probabilmente capirei di più della serie se la leggessi in ordine (il 3 però è il mio preferito finora).

Per le serie in streaming comincerei invece da Spartacus- Blood and Sand. Così, mi ispira. E poi c'è Lucy Lawless, l'indimenticabile Xena dei pomeriggi di Italia 1 dopo i Pokèmon.

domenica 3 luglio 2011

Off to Leiden


29/06: fine della sessione estiva. Risultato: 3/18 arretrati. Bene, a casa a far la valigia!

30/06: arrivo a Leiden.
Spezzo una lancia a favore di Easyjet, che merita il titolo di compagnia low cost, nonostante abbia i prezzi più alti di Ryanair. Perché?
a) atterra in aeroporti grossi, seri e importanti. Per esempio Schipol (Amsterdam) e non Eindhoven, praticamente quasi in Belgio.
b) Sali, viaggi, scendi. Senza hostess che continuano a romperti le palle con lotterie, merci esentasse, avanti e indietro, avanti e indietro col carrello del cibo.

Amsterdam- Schipol, il più grande aeroporto d'Olanda collegato col resto delle città da una comoda ferrovia sotterranea (altro che pullman alla cavolo di Orio al Serio o all'evanescente Malpensa Express). Problema?
"Ci scusiamo, ma il treno per Leiden Centraal oggi è soppresso. Vi invitiamo a recarvi al binario 5 per prendere l'intercity per Den Haag Centraal".
Oh, ma allora anche all'estero esiste un treno soppresso!

Corri su, dov'è il binario 5? Ah, ecco! Ma 5a o 5b? Oddio, boh, segui la gente. Treno in arrivo. "Scusi, ferma a Leiden?" "Sì", ok bona. 10 minuti per studiarmi la mappa della città alla ricerca dell'ostello.

Leiden Centraal, due uscite: una
verso la città e una verso l'ospedale. Ho sempre fortuna in queste cose e, ignorando bellamente il cartello
"LEIDEN CENTRUM --->" mi fiondo dalla parte opposta. Ritornando indietro dopo qualche minuto pensando "Lo sapevo, lo sapevo che sbagliavo. Cos'è successo ad Hasselt? Ho camminato mezz'ora prima di accorgermi di andare dalla parte opposta! Che poba".

Ostello. è stato facile trovarlo, non per vantarmi, ma ho ancora un buon senso
dell'orientamento, specialmente quando mi muovo a piedi. Apre un ragazzo, portoghese, che non parla una parola di olandese. Noto una specie di gabbia di metallo intorno alla gamba e delle stampelle sul divano, nonché una sedia a rotelle vicino al computer: "Sono caduto dalle scale tempo fa e mi hanno appena operato". Ah, ecco. Check in, saluti vari, domande di rito, poi alla camera.
Al secondo piano.
2 rampe di scale.

Le scale olandesi non sono quelle italiane. Sono ripide come una rampa di garage e tendono a curvarsi alla fine, in modo tale che il tuo naso tocchi quei gradini avanti di 4-5 posizioni rispetto a quello che stai facendo. Quel povero cristo è stato fortunato ad essersi fracassato solo una gamba.


1/07: giorno dell'appuntamento con l'affittuaria.
Ora delle 16 c'è tempo, prima giro per la città.
Il portoghese mi ha fatto trovare un cestino con una colazion
e tipica: pane con semini, marmellata, un coltello per tagliare il pane che più che un coltello è un machete di 20cm, prosciutto e... un uovo. Come appena fatto. Ho evitato accuratamente l'uovo, ignorandone il senso (per bellezza? è sodo? Non mi fido a sbatterlo contro il lavandino) e mangiato il resto.

Però, insomma, non potevo dire di essere tranquilla, ecco. Avevo sempre quel pensiero tipo "E se si dimentica l'appuntamento? E se cambia idea?" Col risultato che vago come un fantasma per la città fino alle 3 del pomeriggio, poi non mi trattengo più: giù fino a Nieuwe Rijn, arrivando alla casa con un imbarazzante anticipo di mezz'ora.

Dai, fai la brava, aspetta almeno le 15.50.
Non riesco, non ci riesco. Mi avvicino alla porta e panico: ci sono almeno 20 campanelli.
E mò? Suono selvaggio o mi limito ad aspettare la prima risposta?
Oh, suvvia, ammettiamolo. Chiunque sarebbe in grado di pensare a una soluzione seria e
razionale in un momento di pace mentale; io non lo ero. La soluzione migliore è stata quella di pigiare finché non ho sentito qualcuno correre giù dalle scale. Soluzione infantile, ma in quel momento la mia testa era quella di un bambino di 5 anni la mattina di Natale.

1/07, 16.18: ho il contratto. Ho la casa. Ho un tetto sopra la testa da Agosto a Febbraio. Un tetto con un letto, un divano, un armadio, 2 scrivanie e la vista sul canale.
Le centinaia di mail inviate ai siti di affitti si sono risolti con una botta di culo immensa, la risposta di una ragazza a cui non avevo neppure scritto, ma che aveva ricevuto il mio indirizzo da una sua amica. Grazie Rosanne e grazie amica di Rosanne!

Ora ci si può concedere un giro rilassato per Leiden. E un giro di messaggi/chiamate per comunicare l'evento.
Al mio ritorno all'ostello il portoghese mi intercetta, mi presenta
il convivente e mi chiede se non ho mangiato l'uovo perché sono vegetariana. No, è un uovo crudo, diamine! Come faccio a mangiarlo?! Ha cercato di rifilarmi uova in qualsiasi salsa per 5 minuti (omelette, frittata, sodo, à la coque): magnatelo te l'uovo, miseria!


2/07: i 16 gradi e il vento continuo si fan sentire. Mi sveglio abbastanza tardi e col mal di testa
che mi fa ricordare di non aver portato neanche un'aspirina: non ho neanche voglia di uscire dal piumone (ebbene sì, a Luglio si dorme ancora col piumone in terra olandese). Esco dalla stanza e mi prendo la colazione che il portoghese mi prepara, fortunatamente questa volta senza l'uovo crudo e ancora intero.

Risultato? Mi riaddormento di botto e mi sveglio un paio d'ore dopo sentendo la sigla di Heidi (sì, Heidi ti sorridono i monti e le caprette ti fanno ciao). Nonostante apprezzi un paio di episodi di Heidi in olandese (anche se non capivo una ceppa di quello che diceva il nonno) stavo già meglio: tempo di un nuovo giretto per la città!

Al rientro vengo intercettata (di nuovo) dal portoghese che mi chiede a che ora partirò domani "Alle 8" "Oh, non saremo in casa, ci salutiamo ora. Ti porto su qualcosa che potrai mangiare domani".

Nel giro di 3 secondi si materializza il convivente con 2 tramezzini e una birra: intravedo il contenuto dei tramezzini, insalata, prosciutto, pomodori e... uovo (sodo). Alla fine è riuscito a rifilarmelo.
Infine, preparazione della valigia con sottofondo V per Vendetta in lingua originale coi sottotitoli olandese. Fantastico.


3/07: partenza da Eindhoven alle 14.15
Linea Leiden-Utrecht-Eindhoven: bloccata da lavori in corso
Linea Leiden-Amsterdam-Eindhoven: possibilità 1, ma il treno delle 8.20 ha 30 minuti di ritardo.
Linea Leiden-Den Haag-Rotterdam-Eindhoven: la più breve, 1 cambio e poi diretti in aeroporto.

Scendo a Den Haag per il cambio: il tempo di dare un'occhiata allo schermo delle partenze per vedere che la mia coincidenza per Venlo è saltata.
Non essere volgare, capita: nel tuo paese i treni sono in mano a Trenitalia, non ti lamentare di un treno soppresso.

Risali sul treno e scendi a Rotterdam, da là prosegui con quello successivo.
Problema: la stazione di Dordrecht è bloccata, collegata solo da pullman. Ohoh, io DEVO passare per Dordrecht.
Calma, non essere volgare, pensa a Trenitalia, pensa a Trenitalia.

Su sul treno per Utrecht, praticamente torna al punto di partenza visto che Utrecht e Leiden sono alla stessa altezza: ma almeno da qui il treno diretto per Eindhoven c'è, è puntuale, è sul binario giusto e arriva a destinazione addirittura con 2 minuti di anticipo.

L'aereo parte alle 14.15 e il gate chiude alle 13.40. E allora perché sono le 13.45 e sugli schermi non è ancora apparso nulla? Nel giro di qualche secondo mi ritrovo circondata da un gruppetto di altri italiani (una famiglia, una coppia tamarra di 30 anni e una coppia di fattoni) le cui capacità linguistiche sono un 3+ di inglese e un -10 di olandese.
Alla fine si scopre che i computer di Eindhoven sono andati in tilt e bisogna ascoltare solo gli annunci sonori: bella forza, in un aeroporto affollato.
Non essere volgare, al massimo... poco volgare, ecco.
Ad un certo punto, una hostess con una voce più brillante delle altre riesce a mandare il messaggio: "Imbarco per Milano Bergamo dal gate 4" (ore 14.10)

è bastato che una delle signore che fino a quel momento è rimasta lì nella piccola enclave di italiani che mi chiedevano di tradurre ogni minimo annuncio in olandese ("Cos'ha detto?" "Nulla, è per l'imbarco di Barcellona" "E ora?" "è ancora Barcellona...") dicesse "oh, ha detto 4, ha detto 4!" perché il gruppo si disperdesse e ognuno andasse per i fatti suoi, senza un minimo cenno di saluto. Oh beh, di nulla eh! Gli olandesi ti vedono spaesato su un treno e ti spiegano come arrivare a destinazione, gli italiani non ti ringraziano neppure dopo averti rotto le palle mezz'ora su "Ma perché non dicono nulla di Milano?!"
Ora puoi essere volgare, molto volgare.

Next stop in Leiden: Agosto, questa volta in compagnia, prima di rimanere su definitivamente.
Next stop in Malpensa: Palma di Maiorca.

Sì, esatto. Dopo mete tutto fuorché popolari e/o tipicamente estive come Budapest e Goteborg, Palma di Maiorca. Speriamo in bene, oh!