sabato 29 giugno 2013

Un cavallo a tre gambe

La poesia non mi piace.
A costo di passare per un'ignorante insensibile, lo confermo: non mi piace, non la capisco, in alcuni casi mi sembra una serie di parole messe a caso. Sembra una presa di posizione sull'ultimo tema scottante del momento, ma le poche volte che mi è capitato di dirlo a qualcuno, quel qualcuno (soprattutto donne) hanno reagito come se vedessero un giaguaro al supermercato. "Ma no, dai!" dicono: "Così profonda! Così piena di significato! Baudelaire, Ungaretti e... ehm... la poesia!"

Nonostante abbia studiato in un linguistico con 3 anni di poeti italiani, latini, inglesi, francesi e tedeschi. I tedeschi poi proprio no. Quelle che raccontano una storia sì, La ballata del vecchio marinaio, I Quattro Quartetti, ma quelle che narrano sentimenti astratti e idee celesti no. Quelle moderne poi, neanche le canzoni.



Sarà stato l'approccio.
Sarà che alle medie l'esercizio sullo "Scrivi una poesia" lo imponevano sempre e io passavo le ore a fissare un foglio e scrivevo "Sole cuore amore" quando andava bene.
Sarà che passavamo le ore sul fatto che l'autore avesse scritto Il cielo è blu. 
Non grigio, gente, non nero, non bianco, ma blu. Blu. Il colore della pace, della calma, blu. L'autore voleva dire che nonostante si trovasse in un momento difficile della vita, dato che conosciamo la sua biografia...

No. L'autore voleva dire che il cielo era blu, sereno, senza nuvole, non pioveva, non nevicava, umidità al 50% e temperature che sfiorano i 30°.

C'è di buono che ho sempre avuto molta fantasia e nelle interrogazioni riuscivo a inventare chissà che interpretazione unendo aggettivi a caso presi da versi altrettanto casuali. Gioia, gaudio, t'è piaciuto davvero molto questo autore, si vede dall'approfondimento!
Sì, tantissimo.

La mia intollerabile indifferenza per la poesia mi ha spinta, 4 anni fa, a scartare la facoltà di lingue e letterature. 
Volevo imparare le lingue? Sì. Uno studio approfondito di letterature? Magari no.
Volevo un approccio diretto, pratico. La scuola che scelsi aveva un corso da mezzo semestre di letteratura in 3 anni. "Riduttivo" No, perfetto. Volevo imparare a chiedere, interagire e parlare.

"Vuole il biglietto di sola andata per Amsterdam Centrale o anche il ritorno?"
"Non ho capito un cazzo di quello che mi ha detto, se vuole le cito un paio di versi da Het huis waarin ik woonde di Remco Campert e glieli spiego".

Che poi chissà che esperienze meravigliose mi sono persa nelle facoltà di lingue e letterature, ma sono contenta della mia scelta.



Soprattutto quando interagisco con persone che lingue e letterature le stanno ancora studiando. Ora, chiedo scusa a chi conosce persone serie e preparate, ma io ho il radar per i casi umani.

Ho fatto un salto nel negozio di intimo dove ho lavorato l'estate scorsa come stagista: sottopagata, non avevo l'occasione di parlare inglese o altro, ma comunque qualcosa, un'esperienza, soldi su cui non ho sputato.

Oltre alle due commesse fisse oggi era di turno anche la nuova stagista, Elisabetta.
Una ragazza normale, non appariscente, capelli scuri, occhi scuri, piccolina, 21 anni, quando sono entrata stava svuotando degli scatoloni. Elisabetta ha fatto il mio stesso ragionamento: non perdere l'estate a fare nulla e tirare su qualche soldo che non fa mai male.

"FERTIG!" esclama a lavoro concluso. La mia ex collega alza gli occhi al cielo, l'altra la guarda come guarderebbe un bambino che ha chiesto per l'ennesima volta il gelato.
Ohibò. Elisabetta parla tedesco, insomma, spero per lei parli anche italiano, perché qua girano personaggi che capiscono a malapena la lingua locale.

"Ely, ho finito" cinguetta: "E jetzt?" la mia ex collega le dice di portare via gli scatoloni vuoti.
Ohibò. Elisabetta mescola italiano e tedesco. Si è appena trasferita? Ha un genitore tedesco che gli ha imposto la sua lingua madre per anni e ora questo è il risultato, è una ragazza confusa?

"Studia tedesco, lingua e letteratura" sbonfa l'ex collega: "Fissata con la Germania e il tedesco, continua a dire che lo parla benissimo. Ti giuro, Vale, ogni tanto le spaccherei il naso, tipo all'ora di chiusura quando si gira dice qualche cazzata e ride. Minchia, ma che cazzo ne so io di tedesco, non mi ricordo neanche l'inglese!"



Ohibò. Elisabetta è lobotomizzata.
Torna dal magazzino e si avvicina. Ci parliamo, sembra una ragazza a posto, peccato metta una frase in tedesco ogni due frasi italiane.

NOTA: diffidare sempre di chi dice "So parlare benissimo questa lingua!", sempre. 
Mi ha creato certe aspettative.

"...poi voglio andare a lavorare in Germania, ich liebe Deutschland"
"Dove? Berlino?"
"Nein, qualcosa di più caratteristico, Berlin poi è piena di italiani. Munchen tipo o anche a nord, sul mare, Hamburg ecco"

Come se a Monaco non ci fossero italiani. Ad Amburgo ci ho vissuto un mese, non dico di sapere tutto della città, ma so di per certo che non è sul mare: è sul fiume Elba. Non è neanche un'informazione che si trova nella sezione Curiosità delle guide turistiche, il porto di Amburgo oltre a essere enorme e fondamentale sia per la zona che per la Germania, è famoso perché è sul fiume Elba.
Ma per Elisabetta è sul mare, spero almeno sia il Mare del Nord nella sua testa e non il Baltico.
"Amburgo è molto bella, a me poi è piaciuto molto il porto, ma mi piacciono quelle cose, sai, le navi, la navigazione, i porti..."
"Ja, ja. La sigla HA è divertente poi! Hamburg è l'unica città grande con una sigla a due lettere lo sapevi?"
"HA?" magari non avevo capito.
"Sì, acca a. Hamburg Amburg"

Ho cominciato a sentire quello del rimaneva del mio tedesco contorcersi come un orso che si svegliava dal letargo prima del tempo.
La targa di Amburgo è HH, Hanselstadt Hamburg, Amburgo città anseatica,  membro, appunto, della Lega anseatica (le poesie non mi piacevano, storia sì però).
Va bene, si parla di medioevo, ma anche di una delle città più importanti della Germania. Come se uno studente italiano non sapesse che Firenze si trova in Toscana o io mi stessi ancora chiedendo se Maastricht è in Olanda o in Belgio.
Elisabetta, parliamo di Amburgo, non di Erfurt.

Deglutisco: "E... sì, poi è davvero una bella città"
"Sì, ich glaube, dass du hast Recht"



BAAAAAAANG.
Febbraio, ancora inverno, non è decisamente il momento di uscire dal letargo eppure l'orso ha appena ricevuto una padella in acciaio inox sulla testa.

Lo scenario peggiore per una persona che si inventa un'abilità e, non solo, dice di eccellere in quel campo è trovare o un esperto in materia, che la smerda dopo due parole, o qualcuno che conosce quell'abilità in modo, diciamo, modesto.

Ho studiato tedesco tre anni e mi sono rimaste le regole e le frasi di base.
Perché ok che ti sfugga HH, ma le regole basilari della grammatica no, specie se "Io parlo benissimo tedesco!"
Dass: frase secondaria, verbo alla fine. ...dass du Recht hast. Lo impari al primo anno, ci sbatti la testa qualche settimana e poi problema superato (se non hai grossi problemi di comprendonio, ovvio). 
Basta anche una qualsiasi canzone dei Rammstein per capirlo.

Elisabetta, se vuoi fare la saccente almeno assicurati di esserlo.

"... ho finito il secondo anno, spero di laurearmi in tempo. Sto studiando col cuore, sai, mit mein Herz"
BAAAAAANG mit senza dativo, BAAAAAAAANG declinazione di Herz sbagliata.
Ripeto, sono tutte regole elementari, le basi, parliamo dell'ABC del tedesco dopo Kartoffeln.
L'orso digrigna i denti.

"...e mi trovo bene qui, nonostante le clienti ogni tanto provino 3 taglie in meno della norma. Basta chiedere al marito "Mi trovi grassa?", du findest dick? e invece non lo fanno."



Mi sta pigliando per il culo.

Betty, cara, du findest dick pare l'equivalente inglese del ragazzino italiano che urla: "Io so una frase in tedesco: ich suche eine Katze!" scatenando l'ilarità generale.
Sembra una parodia di We found love di Rihanna, We found love, du findest dick. E sti cazzi.
Du findest dick è una frase talmente messa male che persino la prima versione di Google Traduttore avrebbe fatto apparire come risultato "Ma che cazzo hai scritto?" per poi rilevare lingua, magari Hindi, e improvvisare una traduzione.

Betty, se ti vergogni a dire che hai passato due anni a sditalinarti sul divano di casa senza cercare lavoro o studiare e poi hai trovato un frasario tedesco su internet che leggi ogni tanto, non millantare corsi che insulti una categoria di studenti che magari il mazzo se lo fa.
Perché una frase del genere non la può dire una laureanda in tedesco. Passi HA, passino gli errori di declinazione, ma rendere incomprensibile una frase di 4 parole no.

Betty, se mai leggerai, ti aiuto, guarda.
Frase di partenza: Mi trovi troppo grassa?

Findest du...
Domanda, Betty, la domanda vuole l'inversione obbligatoria. Come l'inglese.
Ecco, guarda un po', abbiamo tolto una padella dalla testa dell'orso.

Findest du mich...
Perché mi trovi vuole un qualcosa. "Mi trovi", trovi chi? Me. Il complemento oggetto ci vuole, Betty. Il tedesco è una lingua logica e rigida, aiuta. Poi è una domanda, quindi ricorda: verbo+soggetto+complemento oggetto.

Findest du mich zu dick?
Tadan!

vai tranquilla, non lo sei


A un certo punto ha citato anche un verso della Bibbia, ovviamente in tedesco. Quello non lo conoscevo, l'ho cercato poi apposta e aveva sbagliato il verbo. Citare o dire proverbi è già la morte di un discorso, sbagliarli è proprio il suicidio dell'interesse.

E il mondo è pieno di Betty che rinfacciano di sapere una lingua quando poi producono solo frasi che starebbero in piedi quanto uno zoppo a cui togli la stampella.
Perché Betty, quando metti una frase in tedesco ogni tre italiane per parlare con persone che il tedesco non lo sanno e che non lo stanno imparando non solo fai la figura, mai sopportata, della saputella, ma anche della minchiona, dimostri anche di non aver capito niente sullo studio delle lingue.

La lingua è la base della comunicazione.
Una frase tedesca a caso che traduce una italiana è come partecipare a un concorso di equitazione con un cavallo a tre gambe, non funziona e ti fa dedurre che il fantino è un coglione. 
Il tedesco lo devi usare per andare in panetteria ad Amburgo e comprare il pane.
Se studi assicurati di avere almeno la grammatica necessaria per dire "Vorrei pane" e non "Uccidi poiana".
Se magari impari proprio "Buongiorno, vorrei un etto di pane, per favore" ancora meglio, ma stiamo calmi.
Alla fine si parte da du findest dick.

Se parli con colleghe italiane e intermezzi il dialogo con frasi in tedesco, dove va lo scopo del dialogo, dove va la comunicazione, Betty?
A poiane va. A massacrarle una per una.

E il messaggio? Non pervenuto.

E allora cosa parli a fare, Betty?

giovedì 20 giugno 2013

Nodding Donkey Blues

Giovedì, stazione di Sesto San Giovanni (MI).

Una mattinata afosa di giugno, una manciata di pendolari in attesa del treno per Milano passeggiano avanti e indietro sulla banchina, due chiacchierano, uno studia gli orari sul tabellone, una ragazza controlla il telefono, io cerco di capire se quella figura distorta nei vetri dall'altra parte del binario sono io o l'altra ragazza.

La figura fa una linguaccia. Ok, sono io.

A un certo punto sentiamo dei versi animaleschi provenire dalle scale che salgono dal sottopasso, una serie di pesanti sbuffi accompagnati da "Bllllaaarghhhh... azzooooo.... uffffffff..... aldoooooo...."
Ci voltiamo tutti, nessuno vuole perdersi l'ascesa del signore delle tenebre pronto a scatenare l'apocalisse a Milano non appena il treno (in ritardo) apparirà sul binario.

Me l'ero immaginato diversamente questo il signore delle tenebre. Non so, un paio di zoccoli, corna, denti a punta, metà uomo metà capra. Un po' come Dave Grohl in Tenacious D e il destino del rock.
Invece no. Quella che appare dalle scale sbonfando come un husky sul litorale ligure a Ferragosto è una donna, anzi no, una ragazza. 


Tipo
La prima cosa che nota, ovviamente, sono gli sguardi allibiti di almeno cinque persone che la fissano.
"Cazzo vuoi?" chiede tra un sospiro pesante e l'altro al più vicino, l'uomo che studiava il tabellone degli orari, che si volta subito, come tutti gli altri, tornando a guardare tutto fuorché la gentil donzella.
Si mette accanto all'altra ragazza.
"Blaaaaarrrgh", sputa, cerca qualcosa in borsa. Tira fuori il cellulare. "Caldo di merda, cazzo" commenta, mentre compone un numero. Ne approfitto (e vedo lo fa anche l'altra ragazza) per studiare il personaggio.

Perché è un personaggio.
Non è magra. Non è grassa, è enorme. (Nota: non conosco l'anamnesi della signorina in questione e non ce l'ho con chi è sovrappeso, ma la descrizione oggettiva è questa: ENORME).
Mi viene in mente una canzone degli Iron Maiden che adesso non riesco bene a identificare dove a un certo punto dice:

She was a big girl, she was big.
I mean she was big, she was fucking huge!


I capelli a caschetto neri, tirati indietro con un cerchietto, scoprivano il viso, enorme come il resto del corpo, da cui gocciolavano abbondantemente fondotinta, creme, fard e qualsiasi cosa si fosse messa in faccia quella mattina. Sotto lo strato di strutto, la pelle era piena di crateri.

Parla al telefono, esami universitari, colleghi stronzi, professori rincoglioniti. Cazzo, troia, cazzo, cazzo, merda, coglione.
Con l'altra mano fa dondolare la borsa avanti e indietro. Avrà sì e no 25 anni.
Chiude la telefonata. Annunciano il treno che arriva lentamente con i suoi 3 miseri vagoni. 
Io e l'altra ragazza ci avviciniamo alla stessa porta, poco lontano dalla progenie di Satana che sta ancora armeggiando col telefono. Mentre aspettiamo che il treno si fermi, la figlia del demonio borbotta un'altra serie di "Cazzo, merda, figa".

Il treno si ferma.
Prooooooooooot. Da dietro di noi arriva il suono del tipico reduce da fagiolata della domenica. Con la coda dell'occhio vedo la ragazza accanto a me che arriccia il naso e la sposa delle tenebre dietro di noi che borbotta al telefono.




Saliamo sul treno in silenzio. 4 posti vuoti, dove io e la mia compagna di viaggio ci buttiamo istintivamente, dietro di noi Bonjour finesse latra "Levati dal cazzo!" a un ragazzino che cercava di scendere e occupa i 4 dall'altra parte del corridoio. 
In quella parte di vagone siamo solo noi 3. A quel punto il treno parte.

She's the biggest girl, I'm gonna get there soon
Yeah, if you know what I mean.
Come si intitolava?

"Porca puttana, PORCA PUTTANAAAA!!"
Neanche un minuto dopo eravamo ancora voltate verso la progenie di Satana: aveva recuperato uno specchietto nella borsa e aveva notato lo scioglimento dell'affresco sulla sua faccia. Mugugnando un'altra serie di cazzo, merda, merda, minchia fruga nella borsa e, armandosi di una serie di cosmetici, si ripassa lo strutto. Fondotinta, un'altra passata, correttore, altro fondotinta, rossetto, lucidalabbra, mascara. 
Il treno salta sullo scambio, il mascara cola.
Bestemmia. "...ma porca troia schifosa"

La ragazza davanti a me mi guarda di sottecchi, io rispondo allo sguardo. "Manca poco" penso: "Manca poco, sono solo 10 minuti. C'è solo una fermata prima del capolinea, manca poco"

Greco Pirelli.
La figlia delle tenebre saluta la fermata sottolineando ulteriormente che è andata alla Sagra del Fagiolo qualche giorno fa, nel caso non l'avessimo capito, mentre finisce di mettersi il mascara.

Pochi secondi dopo, con una mossa degna di un'illusionista, cosmetici e borsetta dei cosmetici spariscono nella borsa, la borsa viene sistemata con cura sul sedile accanto al suo. Il ghigno malefico sparisce e appare un sorriso larghissimo che le illumina il viso. Per quanto una persona appena salita possa anche definirlo un bel sorriso, io temo stesse arrivando l'atto finale della partecipazione alla Sagra.

Invece qualcosa arriva, ma dal fondo vagone.
"Giulio!" cinguetta la regina delle tenebre. Cinguetta. La voce s'è alzata di un tono, il sorriso la illumina e le ciglia appena cosparse di mascara sbattono come ali di farfalla.
Giulio arranca nel corridoio del vagone, contromano rispetto al senso di marcia del treno, e le sorride timidamente prima di sedersi di fronte a lei. "Allora, come va?" chiede lui.
Lei ridacchia mettendosi una mano davanti alla bocca come una ragazzina: "Bene" risponde: "Ma che caldo però..."

La ragazza davanti a me trattiene un sorriso.
Devo distrarmi, altrimenti finisco anche io per scoppiare a ridere tanto la situazione è surreale. Pensa a qualcosa, pensa a qualcosa, pensa... a una canzone. Canzone, canzone, ieri ho letto una notizia su Bruce Dickinson, Bruce Dickinson, Iron Maiden, Iron Maiden...

Nodding Donkey Blues
Eccola, Nodding Donkey Blues. 1992

She's got legs... like an airship, 
She's got an ass... like a coaltip. urla Bruce nella mia testa.

La sua voce da ragazzina è più fastidiosa di quella da signora delle tenebre: parla in falsetto.
La ragazza davanti a me la guarda di sottecchi e sghignazza. La conversazione continua con lui che racconta dei ragazzini di ripetizioni e lei che lo ascolta annuendo e ridacchiando:
"Anche io ne ho 2, non li chiamo mai per nome" dice, passandosi la mano tra i capelli: "Uno lo chiamo testa di marmo, l'altro testa di c... di... insomma, testa di cazzo" abbassa il tono di voce per dire "Cazzo".
"Comunque" si affretta ad aggiungere, per coprire la parolaccia che le è sfuggita da quelle sensuali labbra cosparse di rossetto rosso fuoco: "Quando parlo con loro non li chiamo mai così"

La ragazza davanti a me fatica a trattenere una risata.

She's got tits... just like hot air balloons
and I mean the Hindenburg.

"Poi lo dico sempre anche al mio ragazzo, non si devono usare certe parole davanti a dei bambini, anche se sono proprio cogl... insomma, un po' indietro"
Giulio annuisce. La ragazza si morde le labbra.

She's got love when you want it, but she never lets go when you get it
You disappear inside, you're never seen again... lost forever!

Quanto manca a Porta Garibaldi? 5 minuti? No, treno, non piantarti in mezzo al nulla, vai.

La conversazione procede, ogni 3-4 parole lei inciampa su una parolaccia che deve trattenere. A un certo punto, esasperata, le sfugge un "minchia". Strabuzza gli occhi, si mette una mano davanti alla bocca e si scusa.
La ragazza davanti a me è alle lacrime ormai, con le labbra strette.

She had a brain like a sheep-dip.
She got love like a cesspit on her mind.

"Che poi adesso con questo caldo insopportabile non si riesce ad andare in giro. Insomma, io tengo un po' di decenza perché non sono in forma, con questi chili in più non posso di certo permettermi i pantaloni corti. Ma quando vedi in giro certe tr..rrrragazze con dei cu... fondoschiena enormi strizzati nei leggins mi viene da chiedermi dove ca...ehm, dove hanno lasciato la decenza. Fi...iiinsomma, ci vuole rispetto per te e per gli altri, ca... gli altri, sì, gli altri".

La ragazza mi guarda con gli occhi lucidi e si gira completamente verso il finestrino.
Io guardo per terra e arrivo alla conclusione che è bipolare. Trattenersi è comunque difficile.

She was a big girl,
she was big... 

Entriamo nel sottopasso di Porta Garibaldi e tiro un sospiro di sollievo. Quasi finita.
Ma la figlia del demonio non tace.
"... alcune volte credo che mio nonno non sappia come mi chiamo, c...avolo. è frustrante, mi fa... arrabbiare. Continua a usare il mio soprannome."
"Sì?" chiede Giulio. Ormai la sua voce è  un'interferenza che interrompe la marea di cazzate uscite in 10 minuti da quella bocca.
"Sì"
"E... come ti chiama?" Il treno rallenta, io sono pronta allo scatto
"Da quando avevo 7 anni che sono un po' in carne" cinguetta: "E lui... beh, ha coniato questo soprannome"
Il treno si è quasi fermato. L'altra ragazza si alza.
"...da quando avevo 7 anni che mi chiama Braciola"


...scusa?

Delirio.
...I mean she was big, she was... she was fucking huge!
ENORMOUS!

La ragazza scoppia a ridere fragorosamente e scatta verso le porte del treno, che si aprono in quel momento.
La coppia si gira. La figlia di Satana guarda prima lei che si allontana, poi me e vedo nei suoi occhi lo specchio dell'Inferno, oltre a del mascara colato sotto. Sorrido e mi alzo.

"Ma come  caz... si permette la gente?" sibila: "... e giudicare così. Pu... Maleducata, cafona che non è altro..."

Giulio, occhio che siamo in stazione e deve digerire la fagiolata.

Ooooooh, you could have sailed the Hindenburg through her legs and never even had landing permission! 

domenica 16 giugno 2013

Di laghi, tornanti e imbecilli.

Guidare rilassa.
Non parlo di 5 ore di coda sulla tangenziale est o 50km a 30 all'ora dietro a un trattore che deve stare in mezzo alla strada, parlo di strade normali con traffico normale in condizioni normali.

Ultimamente mi capita di avere l'occasione di prendere la macchina e andare a fare un giro con l'unico criterio di essere a casa per cena, "Perché c'è da finire la roba avanzata del pranzo".
Quando parto per questi giri, ça va sans dire, non pianifico niente. Inizio a guidare per poi scegliere la meta che più mi interessa, magari anche dopo aver guidato un'ora nella direzione opposta.
Così finisco per fare Milano-Genova passando da Torino, per esempio. Non è ancora capitato, ma succederà.

Oggi il giro è stato Milano-Lugano (1 ora circa) passando per Lanzo d'Intelvi (che ha allungato di 1ora) e tornando passando da Menaggio, il tutto evitando l'autostrada. Totale: dalle 7.50 alle 15.40 in macchina, togliendo un'ora e mezza di pausa a Lugano e mezz'ora a Lanzo.

Pensavo che le 7 della domenica mattina avessero smesso di esistere quando avevo finito il catechismo.


Brienno



L'Autostrada dei Laghi praticamente vuota mi ha fatta arrivare sul Lago di Como con un imbarazzante anticipo di un'ora sulla tabella di marcia. Per arrivare a Lanzo (e non pagare i 33 euro di autostrada svizzera) bisogna prendere la strada Regina e costeggiare il lago, una strada statale piuttosto stretta, qualche curva importante e una serie di salite e discese appena percettibili. In macchina.

Il problema delle strade panoramiche la domenica mattina sono i ciclisti in allenamento.
Premessa: non ho nulla contro i ciclisti o il ciclismo, so che purtroppo non ci sono molti luoghi dove allenarsi e il posto migliore per allenarsi al ciclismo da strada è proprio la strada, ma ragazzi. 
Non in branchi di 44 in fila per 6 col resto di 2.
Non uno accanto all'altro come i soldatini, in una strada in cui a momenti non passano due macchine una accanto all'altra.
Non sbucare all'improvviso da una via laterale per sentire i brividi della velocità ed entrare sulla via principale in derapata.
Non ignorando stop e precedenze "Perché la bici ha sempre ragione". No. No.

No, in mezzo alla strada.


C'è un limite, c'è un codice della strada. Dateci un'occhiata.
Perché è bello imitare Coppi e Bartali che si passano la borraccia, ma dove voi vedete un gesto di sportività io vedo un potenziale frontale con quello che arriva sparato o una borraccia che rotola a terra trascinandosi dietro un ciclista.


Lanzo d'Intelvi

La mia famiglia ha sempre avuto una grande passione per Lanzo, l'ultimo comune italiano della Val d'Intelvi. Dopo aver abbandonato i ciclisti alle pianure intorno al lago e aver arrancato sulla prima salita semi impegnativa della giornata, arrivo a Lanzo con ulteriore, imbarazzante anticipo.

Alle 10 sono nella piazzetta principale. Una signora sulla sessantina mi guarda perplessa mentre entra in chiesa e in quel momento mi accorgo di essere a mio agio come qualcuno che mette a palla Life back to music dei Daft Punk poco prima di un concerto dei Judas Priest: pantaloncini corti con temperatura media di 15°C, borsa al gomito (perché ho perso la tracolla), smartphone nell'altra mano e 5kg di mascara in faccia perché alle 7.30 del mattino l'unico modo che conosco per truccarmi e quello alla Alice Cooper.
Il ritratto del milanese in vacanza, pardon, in ferie.

Rientro nei ranghi e vado a prendere il caffè al bar preferito da mio nonno negli anni d'oro, quello vicino alla casa dove mio padre giocava quando venivano in vacanza. Ne approfitto per mostrare alla cameriera, una ragazza sui 25 anni, i franchi svizzeri che mio padre m'ha dato da spendere, risalenti probabilmente al Pleistocene, che tanto son sempre validi, dice lui.
"Oddio, che banconote sono? Dalla Turchia?" 
Bene. Il mio budget si riduce da 30 franchi a 5 franchi, l'avanzo che mi porto dietro da Berna.

"Posso cambiarli qui?"
"No, oggi è tutto chiuso, prova alla Terrazza".



La Terrazza d'Italia è poco più avanti. Una volta era uno dei luoghi più prestigiosi della zona.
Una volta, quando la zona era una meta turistica molto gettonata.
Quando ci veniva mio padre ("Sì, era l'anno dei mondiali in Inghilterra, il 1966").
Una volta appunto.

Adesso ha ancora il suo fascino, un albergo, un bar e un'enorme terrazza da cui si può vedere il Lago di Lugano. A 1000m, la vista ha un suo perché, insomma.

"Scusi, posso cambiare in franchi?"
"No, qui no. Ma se scendi verso Lugano prova dai benzinai, hanno un cambio favorevole"



Via Confine

"Una strada così brutta non l'ho mai fatta" disse uno zio di mio padre una volta, camionista.

Via Confine è una rampa di garage lunga un paio di chilometri, un serpente rachitico che si arrampica a suon di tornanti sulla montagna tra le due dogane con una pendenza del 18%, troppo stretta in alcuni punti per due macchine. Se, mentre scendi, senti un rumore di clacson dal burrone boschivo di sotto, vuol dire che sta arrivando qualcuno, quindi devi inchiodare e lasciarlo passare.
Ho visto un ciclista scendere come un pazzo sfrecciandomi a fianco, s'è fatto tutto il pezzo in derapata, poi l'ho perso. Spero abbia frenato, sennò arrivava a Lugano volando.

Perché se inchiodi in discesa poi ti basta sollevare a metà il pedale del freno per ripartire a razzo, se inchiodi in salita rimani lì.

Fortunatamente ho preso la discesa.
Per un locale sarà una strada un po' più impegnativa, per chi vive in pianura, dove la pendenza massima è il 5% del ponte sulla ferrovia, è una Highway to Hell da fare in seconda.
Fortuna vuole che dietro di me c'era un locale che scalpitava per scendere standomi a 2cm dalla targa, senza mettermi ansia, ovviamente. Che ansia vuoi che mi metta uno che mi conta i capelli in testa mentre affronto un tornante stretto quanto la vita di Kate Moss dal lato burrone?

Minimo

La selezione casuale dell'mp3 ha avuto anche il buon gusto di mettere Are you dead yet? dei Children of Bodom sugli ultimi due tornanti.
I cambi favorevoli dal benzinaio in fondo alla strada sono per i miracolati che ci arrivano. Non a caso uno dei primi paesi in fondo si chiama Paradiso.


Lugano

Dalla panchina del lungolago di Lugano vedo la Terrazza d'Italia lassù, inarrivabile dai suoi 1000m e mi chiedo ancora come abbia fatto a scendere con calma come se stessi passeggiando nell'area pedonale di Magenta.



Ho deciso di mangiare il mio pranzo al sacco dando le spalle alla città perché dopo la 5° banca nel raggio di 1km, aver constatato che la macchina più pezzente con targa svizzera era un'Audi targata Berna e il cartello con la super offerta pranzo (primo, secondo, caffé) a 35franchi (1chf=1,20euro) guardare le anatre che si arrampicano sui rami di un faggio appena sopra la superficie dell'acqua è meglio.

Sì, gli yatch che passano avanti e indietro non collaborano. E non mi consola il fatto che il Lago di Lugano sia un lago chiuso, ovvero non da origine a fiumi, ha solo affluenti. Per questo l'acqua è così zozza, non c'è ricambio. Un po' mi spiace per le anatre.

Osservo la gente che passa e, a parte un bambino che si ostina a chiamare "papera" un cigno non c'è nulla di interessante. I soliti turisti che scendono da taxi (Mercedes) davanti alla boutique chiusa di Emporio Armani, signore fotografano il lago con l'iPhone, i mariti con al polso non meno di 500 euro di orologio sbirciano ragazze che fanno jogging fasciate in top Nike ascoltando musica dai loro iPod. 
Ecco, credo che quella abbia appena rovinato la foto di famiglia di quei signori passando tra loro e la Canon grande quanto la mia borsa.

Ok, forse è meglio che me ne vada, le mie scarpe da 20 euro iniziano a sentirsi a disagio. Magari evitando di essere stirata dalla Jaguar targata Zurigo che arriva da destra.


Il ritorno è stato più tranquillo. Strade vuote, assenza di ciclisti (a pusa), sole, poco traffico.
Rientrando sono passata da Como, perché sentivo la mancanza di pedoni e ciclisti contro cui prendermela.
3 ore ed ero a casa.



Ho affrontato la strada Regina con i ciclisti che sfrecciavano da tutte le parti come schegge impazzite.
Ho superato la salita per il parcheggio di Lanzo in prima con la macchina che implorava pietà.
Ho vinto contro la via Confine e la sua pendenza da 18% senza schiantarmi contro un guard rail.
Ho fatto spazio a Maserati targate Basilea e SUV olandesi sull'autostrada, per evitare di essere falciata.

E a momenti vado addosso a uno a 10 minuti da casa perché ha inchiodato di colpo per accostare e far salire la prostituta.