lunedì 22 luglio 2013

L'orso, la croce e il fascio

San Gallo è considerata la metropoli della Svizzera orientale.

Più di 70 mila abitanti, situata in un territorio ancora piuttosto pianeggiante ai piedi delle Alpi di Appenzello, San Gallo è la capitale dell'omonimo cantone, conosciuta soprattutto per i pizzi e per l'Abbazia di San Gallo, patrimonio UNESCO dal 1983.

Il simbolo della città, come quello di molte altre città svizzere, è l'orso. L'orso è uno degli animali prediletti dalla Svizzera sulle bandiere, poi però se quelli in carne e pelliccia attraversano il confine li impallinano, ma questa è un altra storia.
La bandiera cittadina sventola ovunque nelle strade del centro storico, accanto a quella della Svizzera e a quella del Cantone San Gallo, ovvero questa:



A vederla la prima volta da un edificio di Bankgasse mi ha provocato la stessa sensazione di un tedesco che vede una svastica azzurra su sfondo bianco sventolare dalla facciata di qualche palazzo all'estero. Che va bene, il fascio era un simbolo di potere per gli etruschi e la svastica era un simbolo molto positivo dalla preistoria.
Poi però è arrivato il ventesimo secolo.





612 dC
A Bregenz (attuale Austria), un giovane prete irlandese è costretto a letto da una malattia che gli impedisce di proseguire il suo pellegrinaggio verso l'Italia.

Non era una scena degna di nota, se non fosse che il prete malato è Gallo, uno dei dodici discepoli di Colombano (ora San Colombano), partiti dall'Irlanda alla volta della Gallia per cristianizzare queste valli di buzzurri che veneravano ancora bestie e altre amenità pagane che no, insomma, a 600 e passa anni dalla nascita di Cristo non si poteva sentire.

Gallo è malato e probabilmente morente, dati gli standard igienici dell'epoca. Colombano è furibondo.
Il prete, non potendo muoversi, infrange una promessa sacra, ovvero quella di diffondere la parola di Dio. Colombano parte alla volta dell'Italia con i pochi discepoli rimasti, lanciando maledizioni (e probabilmente oggetti contundenti) a Gallo, che si ritrova malato in una zona sperduta della Gallia spogliato dei suoi titoli di religioso.

Due anni dopo Colombano muore in Italia.
Gallo invece è ancora in giro. Una notte sogna Colombano sotto forma di colomba che gli dice: "Dai, ti perdono, sei ancora prete, vai tranquillo".

A quel punto Gallo aveva fatto di tutto. Dai vari manoscritti medievali gli si attribuiscono eventi come:
- ha avvistato e scacciato il mostro di Lochness (prima di partire per la Gallia);
- è sopravvissuto all'assalto di un orso nei boschi svizzeri offrendogli una pagnotta. O, secondo altre versioni, aveva chiesto a un orso di portargli la legna per accendere il fuoco.
- ha eseguito con successo un esorcismo sulla promessa sposa del re dei Franchi.

Gallo muore nel 645/646 in un piccolo eremo fondato nell'attuale città di San Gallo: aveva scelto di fermarsi nel luogo dove aveva incontrato l'orso, interpretato come segno di buon auspicio.



Nel corso dei secoli, l'eremo divenne un'enorme e ricca abbazia con il suo circondario: intorno al 1400 era il centro di un vero e proprio stato indipendente, l'Abbazia Imperiale di San Gallo.
Il simbolo regionale era l'orso di San Gallo, quello della legna per il fuoco.

Gli abati copiavano libri, predicavano e vivevano delle tasse e dei raccolti delle loro terre, donando ricchezza spirituale in cambio di ricchezza terrena. 
La popolazione doveva essere molto felice dello scambio, tanto che nel giro di pochi anni sia Appenzello (cantone) che San Gallo (città) si ribellarono al dominio dell'abbazia, rendendosi indipendenti.

A questo punto i ribelli adottano l'orso di San Gallo come stemma principale, i simboli e colori attuali, ispirandosi a quello dell'Abbazia. E da quel momento la città di San Gallo vuole a tutti i costi impadronirsi dei territori dell'abate.

I conflitti e le diatribe tra la città e l'abbazia arrivano a un punto tale che anche gli altri quattro cantoni della Confederazione cominciavano a non poterne più, è come convivere in un trilocale con due persone che se le danno di santa ragione nelle ore di veglia.
Per sedare questi bisticci continui, la Confederazione, ora alleata dell'Abbazia, manda gli eserciti per sedare a suon di calci in culo i ribelli. Appenzello si arrende appena vede gli eserciti marciare, San Gallo si prende un bastimento di botte.

Nel 1500, in piena Riforma, San Gallo diventa ufficialmente protestante, minando la sicurezza dell'Abbazia e i suoi territori, ormai un'isola cattolica: nel 1798 l'Abbazia viene secolarizzata, i monaci cacciati e i territori requisiti.



Nel 1803 nasce ufficialmente il Cantone di San Gallo, formato da pezzi di territori presi qua e là, pieni di popolazioni rissose: ricordo che stiamo parlando di un cantone più piccolo della provincia di Bergamo
A quel punto, il governo centrale di Berna chiede una bandiera cantonale.

"Usiamo la nostra, l'orso di San Gallo" dicono gli abitanti della capitale.
Sommossa generale.
"Voi siete una città protestante!" ululano i cattolici: "Nemici dell'Abbazia!"
"Eh, ma siamo la capitale cantonale"
"Grazie al cazzo, è l'unica città che supera i 3000 abitanti nel raggio di 40km. Mica la possiamo mettere a Bad Ragaz la capitale"
"Noi la capitale, nostra la decisione"
"Col cazzo!" dicono a quel punto gli abitanti dell'ex Canton Santis: "Noi con San Gallo non centriamo niente, la bandiera non ci rappresenta. Neanche quella cattolica perché siamo protestanti. Mettiamo la nostra, siamo l'acquisizione territoriale principale"
Si intromettono anche quelli del distretto di Toggenburg: "Siamo stati trascinati dentro a forza da quegli stronzi dell'Abbazia e no, la bandiera dei cattolici non la vogliamo, quella di San Gallo neppure e quella di quel vecchio cantone di pezzenti non se ne parla, che fino all'altro ieri non sapevamo neanche chi fossero"

Le discussioni procedono in questi termini per qualche giorno, ma prima che la situazione degenerasse in un ulteriore pestaggio di massa da parte degli altri cantoni della Confederazione, ecco l'ancora di salvataggio.

David von Gonzenbach, governatore del Cantone, propone la sua idea: una bandiera tutta nuova.
"I fasci rappresentavano la forza e il potere sulla vita e sulla morte per gli etruschi e i romani" spiega von Gonzenbach ai parlamentari, in silenzio: "Per noi rappresenteranno autorità, giustizia e, per carità di Dio, UNIONE".
"Dio come lo intendono i cattolici o i protestanti?"
Von Gonzenbach ignora la domanda
"Il verde è il colore della libertà e della rivoluzione, è l'inizio di una nuova fase storica: anche Vaud e Turgovia l'hanno scelto per le loro bandiere".

Dal pubblico si solleva qualche perplessità:
"Perché libertà? Noi siamo stati conquistati, eh..."
"Ma dov'è Vaud?"
"A me però quel verde pisello non piace..."

In quel preciso istante, von Gonzenbach decide che appena gli scade il mandato fugge da quel posto.
"Il nastro che unisce i fasci rappresenta l'unità dei distretti e LO SO che i distretti sono 8, ma siccome non possiamo farlo tridimensionale, ne mettiamo solo 5. Il nastro gira più volte, per sottolineare l'unità del cantone, ascoltatemi, UNITI, uno. Accanto ci mettiamo un'alabarda. Ci siamo? Va bene?"

Nel silenzio d'assenso qualcuno applaude timidamente, altri annuiscono e altri ancora stanno già sfogliando il catalogo dei verdi. Poi si alza una voce:

"A me sembra un salame fasciato"

Von Gonzenbach non si trattiene più:
"PER DIO, ALLAH, SHIVA O QUALSIASI ESSERE VOI VENERIATE NELLE VOSTRE CHIESETTE DA PEZZENTI IN QUEI BUCHI DI CULO CHE CHIAMATE PAESI, ACCETTATE QUESTA CAZZO DI BANDIERA E BASTA" il governatore interrompe sul nascere le proteste: "... altrimenti avvisto la Confederazione che qui non riusciamo ad accordarci e arriva il bastimento di botte".

Nel 1803 il Canton San Gallo adotta ufficialmente il fascio bianco su sfondo verde come bandiera. Von Gonzenbach fugge a Berna e diventa segretario della Confederazione, si caccia nei casini e dopo poco più di 10 anni da le dimissioni. 
Rimane a fare politica a Berna.




La storia della Bandiera di San Gallo, invece, non finisce qui.
Nel 1843 qualcuno, probabilmente uno che passava per strada, nota la bandiera svolazzare da un palazzo e corre inferocito al palazzo cantonale:
"La nostra bandiera è sbagliata!" dice scioccato: "I romani avevano un'ascia, non un'alabarda"
"Sì, ma così è nostra, originale"
"Col cazzo! Sembra che non sappiamo neanche copiare le cose. Mettete l'ascia"
"Ehm... ma come la mettiamo con i documenti, la burocrazia, i timbri, le bandiere..."
"ASCIA"

La bandiera viene cambiata, l'alabarda sostituita dall'ascia.

Tra il 1848 e il 1931 un sacco di gente che passava aveva da ridire e la bandiera è stata modificata cinque volte.

Il domestico porge i giornali al governatore e osserva la bandiera appoggiata sulla scrivania. Siamo nel 1936.
"Ha sentito cosa stanno facendo giù in Italia?"
"Pezzenti" sbuffa il governatore: "Peggio di quelli di Bad Ragaz"
"Hanno anche loro il fascio nella bandiera, sa?"
"So. Ma siamo neutrali noi"
"Eh, ma non è bello essere associati a quello che stanno combinando laggiù"
Il governatore guarda un attimo la bandiera in silenzio: "I colori son diversi. E la nostra ascia è girata verso sinistra".
"Governatore, so che abbiamo già cambiato quella bandiera cinque volte nel giro di un secolo e che a Berna pensano che siamo una massa di rincoglioniti che non riesce ad accordarsi sul simbolo, ma il fascio è quello, il simbolo è il simbolo. Dovremmo sottolineare che siamo diversi, meglio passare per rincoglioniti che per simpatizzanti fascisti".
"Questo è vero. Come la cambiamo?"

Nel 1936 viene aggiunta una croce nella lama dell'ascia, una croce svizzera per sottolineare che il fascio sulla bandiera di San Gallo non era quello dei fascisti italiani: "San Gallo è svizzero, non fascista!" sembrava dicessero gli abitanti.
"Oddio, non saprei..." diceva chiunque altro visto che la croce aggiunta era nera.
Questa versione è rimasta in uso fino agli anni Ottanta.


Berna, 1951.
Il segretario di un parlamentare si affaccia timidamente sulla soglia dell'ufficio del suo capo.
"Signore, le ho portato il caffè e... ehm... una questione"
"Bella o brutta?"
"Eh... ehm... non saprei"
L'uomo prende il caffè dalla mano del segretario: "Uno stato a caso vuole vedere i conti bancari dei criminali che portano qui i soldi?"
"No"
"Qualche movimento indipendentista? Ticino che vuole andare all'Italia, Voralberg che vuole diventare cantone? Spostano la capitale a Zurigo?"
"No"
"Allora non è brutta. Cosa c'è?"
"Si tratta di... ehm... del cantone di San Gallo e della bandiera"
"Cosa c'è ancora?"
"Hanno detto che ci sarebbe una piccola modifica da fare"
L'uomo si passa la mano sulla fronte: "Ma si rendono conto che dobbiamo cambiare tutto ANCORA? Le bandiere qui in città, i simboli della burocrazia, i timbri, la dicitura, è un lavoro immenso per.. per cosa?"
"Perché il disegno è... signore, dicono che il disegno del simbolo è sbilanciato"
"Sbilanciato?"
"Sì, scrivono che l'ascia è sproporzionata e ci vorrebbe un'altra arma per bilanciare il tutto: hanno deciso di aggiungere una lancia alla destra dell'ascia"
"Con tutto quello che quel dannato simbolo ricorda si preoccupano del bilanciamento dell'opera generale? Cos'è, sono tutti Michelangelo in quel cantone? Non devono affrescare un palazzo, per Dio... va bene, dai, senti, facciamogliela cambiare. Però togliamo la diretta di Art Attack il pomeriggio sennò tra un mese quelli si svegliano che i loro confini non rispettano i dettami del feng shui e iniziano a far casino".

Nel 1951 viene aggiunta una lancia accanto all'ascia per "motivi artistici".
Qualche anno dopo la forma dell'ascia viene modificata, facendola somigliare più a un'arma per le esecuzioni capitali e, quindi, la lancia è stata rimossa.

Nel 1956 qualche artista un po' più sveglio di altri ha proposto una bandiera divisa a metà, parte superiore verde, parte inferiore bianca, togliendo così la diatriba del fascio, fascisti, lance, asce e alabarde spaziali.
"Ma no!" sbottano i sangallesi: "No, no e no! La bandiera bicolore divisa a metà è superata ormai, roba da medioevo, banale! Ce l'hanno Soletta, Friburgo e Lucerna, Agrovia ci ha fatto i disegnini dentro, quella di Vallese è talmente pacchiana che pare ideata da un tamarro, quella di Ticino..."
"Ok, ma il fascio?"
"...e poi Vaud ha già il bicolore bianco-verde"
"Va bene, va bene, teniamoci questa"



Nel 2013 ai turisti italiani, quella bandiera sembra rappresentare un'associazione di leghisti di stampo fascista.

giovedì 4 luglio 2013

Cose che fanno perdere fiducia nell'umanità

Come l'ultimo libro di Moccia, i pinoli biologici e i sequel dei sequel dei film Disney.



Nel mio stato di "studente durante le vacanze estive" sono stata incaricata di prendermi cura delle piante del giardino, il che mi porta a girare per il cortile con la canna dell'acqua e la forbice da giardiniere come in una ridicola parodia dalla produzione low cost di Indiana Jones, dove la canna dell'acqua è una mordace anaconda e il borsalino è sostituito da un cappellino vinto coi punti dell'Agip.
Mentre aspetto che le piante e il prato sia adeguatamente annaffiato, di solito mi siedo sulle scale a leggere qualcosa.

In questo momento ho l'occasione di interagire, più o meno direttamente, con i personaggi che si aggirano nel quartiere.

La mia vicina di casa è una sarta.
Da questa signora, che abita esattamente di fronte a me da tipo 50 anni e ha un marito che a quasi 80 anni non ha ancora capito che il prato alle 8 della domenica mattina NON si taglia, spesso c'è un continuo pellegrinaggio di gente che viene a portarle pantaloni rotti, camicie senza bottoni, cerniere lampo rotte e via così. Questo è periodo di matrimoni e battesimi e il traffico è piuttosto intenso.

Oggi pomeriggio, mentre stavo bagnando le rose davanti a casa, arriva un suv contromano che accosta davanti a casa della mia vicina. Intravedo un tizio che scende e suona il campanello.



Io non ho ancora capito perché un abitante dell'hinterland milanese debba comprare un suv. Non ci sono strade sterrate, sentieri pericolosi, pendenze da 18%, paludi o fiumi da guadare. Non credo neanche che appaia un fiume da guadare di botto tra Corbetta e Castellazzo de' Stampi.

Come si può facilmente intuire, parto prevenuta nei confronti dei possessori di suv in aree urbane della provincia di Milano.

Ma non è il suv contromano che disturba la mia sessione di giardinaggio/lettura pomeridiana.



Il tizio entra in cortile.
Tempo 4 secondi la portiera posteriore si spalanca. Salta giù un bambino: caschetto biondo, sui 7 anni credo, comincia a correre avanti e indietro per strada urlando come una bertuccia inferocita. Un secondo dopo scende anche la mamma.
"Ale" chiama: "Ale, amore, stai tranquillo, papà arriva subito!"
Bertuccia ignora la richiesta e continua nel suo rito di liberazione dell'energia accumulata da 4 secondi fermo in macchina.
"Amore, stai calmo!" implora la mamma col tono con cui un contadino si rivolgerebbe a Elisabetta I d'Inghilterra per chiedere un abbassamento delle imposte.

Dopo aver scoperto, e testato saltandoci sopra ripetutamente, il tombino più rumoroso del quartiere, Bertuccia schizza verso il cancello della mia vicina di casa, dove vede ben tre campanelli. Meraviglia!

Riprendo a leggere.

"Ale" la madre sembra stia trattando con un terrorista: "Ale, fai il bravo!"
Bertuccia aveva già suonato il primo ripetutamente.

Dato che il mio vicino è mezzo sordo, passa 3/4 della giornata in giardino, e c'è vicino la ferrovia, è stato necessario istallare 3 campanelli speciali (uno per casa loro, uno per la casa del figlio e della nuora e uno per quando lavora in giardino) dal suono continuo e deciso, tipo le trombe del giudizio, con un livello di decibel pari a quello del clacson di un autotreno in galleria.
Quei campanelli li sentono tutti nel raggio di 500m. Quello del giardino lo sentono anche a Corbetta.

*PEEEEEEEEEEEEEEEE* *PEEEEEEEEEEEEEEEE* *PEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE*
Un paio di cani abbaiano pigramente, alzo gli occhi dal libro.
"Sì?" il figlio del mio vicino di casa si affaccia sul balcone.



La madre si immobilizza, il dito di Bertuccia è ancora lì che sfiora il campanello.

Il figlio dei miei vicini è uno degli esseri mitologici che popola questo quartiere. 
Da bambino era compagno di scorribande di mio zio, che nel pantheon dei fenomeni da baraccone è il dio supremo. Per dare un'idea delle capacità mitologiche di quest'uomo mi basta dire che è stato colui che ha liberato il quartiere dalla piaga dei suonatori di campanello a scopi religiosi: i testimoni di Geova.
Aizzandogli contro un labrador retriever, uno dei cani meno pericolosi al mondo.
Il cane aveva caricato dal fondo del cortile e aveva strappato l'orlo dei pantaloni al testimone, entrato di soppiatto nel giardino a diffondere la parola. 
Non ho capito se il cane aveva un credo religioso era stato addestrato davvero bene, perché poco dopo ha assaltato anche il prete venuto a benedire la casa, strappandogli l'orlo della tunica. Non vedemmo più neanche preti sotto Natale o quegli odiosi rosari in strada dalla durata media di 2 ore e mezza fatti col megafono.

L'uomo sul balcone aspetta una risposta.
"Mi scusi!" balbetta la madre: "Un bambino, sa, stiamo aspettando mio marito... Ale vieni qui!"
L'uomo rientra. Bertuccia schizza via prima che la madre riesca ad acciuffarlo e torna a correre urlando per strada. Segue un altro minuto denso di suppliche, urla e tombini che scricchiolano.
"Papà arriva presto" dice la donna, più a sé stessa ormai. Sembra terrorizzata dalla scheggia bionda che corre a destra, non si muove, non alza la voce, non urla: "Smettila di fare il deficiente, ci sono le macchine!"non allunga una mano per afferrarlo per un braccio e lanciarlo in macchina, per poi chiudere a chiave.
Lo guarda, lo chiama, lo guarda, immobile in mezzo alla strada: "Ale, trovati qualche altro gioco, dai!"

Poi Bertuccia si fionda di nuovo al cancello.

*PEEE* *PEEEE* *PEEEEE* *PEEEEEEEEEEEE* *PEEEEEEEEEEEEEEEEEEE* suona il secondo campanello.



Più cani abbaiano con più insistenza, dalle altre case qualcuno sbircia dalla finestra. Chiudo il libro perché ora voglio assistere alla punizione corporale.
"Ma c'è bisogno di qualcosa?" l'uomo riappare sul balcone.

La madre si avvicina a Bertuccia, senza sfiorarlo.
"Mgh...noo" miagola: "No, il bambino..."
Pensavo il mio vicino completasse la frase urlando "...è un coglione? Non l'avevo capito" invece si limita a guardarlo come guarderebbe un testimone di Geova, e visti i precedenti non è un bel paragone.
Rientra in casa.

Bertuccia fa per correre di nuovo in mezzo alla strada, quando la madre lo prende per un braccio.
Ecco, penso, ecco arrivato il momento della punizione che stavamo aspettando, con calma. Abbiamo perso 
due o tre livelli di udito, ci siamo svegliati dalla pennica pre-cena, ma finalmente è arrivata la vendetta.

"Ale, non si fa" dice la mamma spalancando gli occhi e scuotendo la testa come se stesse parlando a un gattino dispettoso: "Non. Si. Fa!" scandisce ogni parola. L'effetto è quello della bambina che riprende il Cicciobello durante la cerimonia del tè. 
Bertuccia tira uno strattone e si libera dalla presa materna.
Basta, fine cazziatone.


Ricomincia la sessione urli per strada.

Ora, torniamo un attimo bambini e viviamo la scena pensando alle nostre esperienze.
Ho 7 anni, scappo dalla macchina, urlo in mezzo alla strada e mi metto a suonare i campanelli degli sconosciuti a caso, tutto con mia madre presente a meno di un metro di distanza.
La mia mi avrebbe presa per un braccio, obbligata a scusarmi con la persona a cui avevo suonato, si sarebbe scusata anche lei, poi mi avrebbe buttata in macchina facendomi un pippone megagalattico sul non comportarmi come una scimmia, sul fatto che in strada ci sono le macchine ed è pericoloso correre senza guardare. E di stare calma, perché aspettare per 10 minuti non ha mai ucciso nessuno.

A Bertuccia non viene detto niente. Probabilmente fa parte di quella categoria di geni che a scuola si annoiano, finiscono prima perché le maestre sono stupide, le lezioni sono talmente noiose, non stimolano bambini così intelligenti e iperattivi che, perciò, sfogano l'eccessiva genialità muovendosi in continuazione.

Bertuccia è così geniale che torna al cancello e suona anche il terzo campanello.
E se ce ne fossero stati 34, li avrebbe suonati tutti.

*PEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE* *PEEEEEEEEEEEE...








































"INSOMMA, COSA C'E'?" .....EEEEEEEEEEEE*

C'è una cagnara pazzesca, prima che il mio vicino inizi, giustamente, a improvvisarsi cecchino e lanciare tutto quello che gli capita a tiro, il padre di Bertuccia esce di casa, urla "Arrivo!" e finisce di parlare con la mia vicina in cortile. Bertuccia corre dalla madre, pietrificata vicino al suv, e inizia a girarle intorno saltellando.

A quel punto esce dal cancello e lo vedo bene: un marcantonio con delle mani grandi come badili che si avvicina a grandi passi verso la moglie e Bertuccia.
Ecco, penso, adesso arriva il padre che, a differenza della moglie, ha capito che suonare campanelli e rompere i maroni alla gente non sono cose da fare.
L'uomo si avvicina alla portiera del guidatore e guarda il figlio, sono gli attimi di suspence, quelli in cui senti la furia che monta e avverti che è in arrivo un bastimento carico carico di botte.

"Ale, amore, devi aspettare un attimo, vedi che sono tornato subito?"
"Non sei tornato subito!" strilla seccato Bertuccia.
"Anche i grandi hanno cose di cui parlare, amore"
"SONO STUFOOOOOOOOOOOOOOO!" Bertuccia a pranzo ha mangiato pane e megafoni.
"Adesso andiamo a casa, amore" cinguetta la madre e apre la portiera: "10 minuti e siamo a casina!"

I tre montano in macchina e se ne vanno.

Capisco perché spiagge, ristoranti e supermercati sono piene di bambini come Bertuccia.
Il bambino si comporta da bambino e se nessuno gli dice, con una certa insistenza, che correre tra i tavoli o buttare giù i vasetti di pomodoro sullo scaffale non si fa, loro lo fanno.


Sono episodi come questi che non mi fanno pentire di aver accantonato l'idea di diventare maestra e mi spingono a starmene tranquilla in casa a spararmi in loop canzoni come questa:


mercoledì 3 luglio 2013

Domani salviamo il mondo

Una settimana prima che la mia amica finisse l'Erasmus e tornasse a casa in Italia siamo andate ad Amsterdam e abbiamo portato a casa gran parte dei tipi di erba che non avevamo provato in quattro mesi. Avevamo diviso le quantità per tre persone, in modo tale da rendere le serate indimenticabili nel senso di bei ricordi e non indimenticabili che "La settimana dal 16 al 22 gennaio 2012 secondo me non è esistita".

La suddivisione ha funzionato splendidamente, ho avuto l'ennesima conferma che se metà del tempo spesa a pensare e organizzare stronzate la usassi per qualcosa di utile sarei già laureata (con specialistica) in matematica e fisica nucleare.

Invece non lo faccio. E sono qui al quarto anno di traduzione.



Leiden,19 gennaio 2012. Io e Kate eravamo sul balcone della casa di Sara in Steenstraat a smezzarci una canna a base di Buddha Bud, la seconda della serata, Sara era in casa a mangiare pane e Nutella. 
Il balcone dava su un cortile interno e collegava la casa di Sara a quella del dirimpettaio.
Da quel balcone si vedeva a malapena il cortile interno e il cielo era coperto dai tetti delle case vicine, tutte ammassate: si intravedeva in lontananza quella che credo fosse la stazione.

"Che roba è quella?"
Kate stava fissando un punto sopra il tetto della stazione. Faccio un tiro e seguo il suo sguardo. Ci sono delle luci rosse fisse, quattro o cinque.
"Boh" rispondo. Allunga la mano per prendere la canna senza staccare lo sguardo dalle lucine.
"Sembra un'astronave aliena"
Non ha tutti i torti, ma non è convincente.
"Alieni?"
"Sì"
"Qui?"
"Perché no?"
"In Olanda?"
"Loro non sono razzisti. Ci serve un'opinione lucida" bussa alla finestra del corridoio, Sara si avvicina con il barattolo della Nutella: "Guarda" Kate indica le lucine: "Alieni"
Sara si affaccia: "Una gru"
"Ma cosa?"
"Kate, è una gru, c'è un cantiere là dietro"
"Ma non sparare cazzate. Sembra un'astronave"
"Sì, fissa nel cielo. In Olanda poi"
"Oh, ma cos'avete contro l'Olanda? Ci sono un sacco di mucche qua, lo sanno tutti che gli alieni rapiscono le mucche". Sara torna in casa.

Sento un brivido gelido. Un po' era il giubbotto aperto con 3°C, ma Kate si gira con gli occhi sbarrati
"...e se vengono a rapire anche noi?"
"Stai dicendo che siamo vacche?"
"Ti piacciono le mucche?"
"A proposito, prova i formaggini, la vache qui rit, son buoni"
"Vascquirì? Cazzo centra?"
"Cazzo centra cosa che mi hai chiesto delle mucche!"
"Vale, ci sono gli alieni e tu mi parli di formaggini?"
"Con le mucche, sai le catene di pensieri..."
"ALIENI!"
Guardo ancora le lucine rosse, immobili nel buio della sera.
"Potremmo impedire un'invasione aliena" dico.
Kate è perplessa, ma annuisce: "Vero". Spegne la canna per terra e poi torna a guardare le luci: "Ma a me mettono ansia gli alieni"
"A me gli zombie"
"E se fossero alieni zombie?"
Silenzio. "... ma gli alieni seppelliscono i morti?" 
La sera prima ridevamo del fiato che si condensava quando parlavamo, ora discutevamo di un'invasione aliena incrociata con un'apocalisse zombie.
"Andiamo a casa"



Io dopo due Buddha Bud scambiavo le gru per astronavi aliene, non so cosa si sia fumato Zack Snyder per concepire un film come Sucker Punch. L'ho visto ieri in seconda serata su Italia 1 e, ecco, seguitelo con me. Premessa: ero lucidissima. (SPOILERRRR se volete vederlo).

"Sono talmente fatto che anche i miei trip si fanno i trip" ha detto Snyder dopo aver finito la scenografia.



Il film inizia con una voce di ragazza fuori campo. I primi 10 minuti succedono un sacco di cose, ma nessuno parla, si sente solo una cover di Sweet Dreams degli Eurythmics in una versione più suadente e smorta dell'originale. 
C'è una ragazza biondo platino con le ciglia finte, 6kg di mascara e i codini che si dispera, abbraccia una bambina, una donna coperta da un telo bianco. Le ragazze piangono. La scena si sposta su un uomo che apre un testamento e legge "Lascio tutti i miei beni terreni alle mie figlie". L'uomo si incazza, spacca tutto.
Va dalla bionda, le strappa un bottone, lei lo graffia, la chiude in camera. Lei scappa, torna in casa fradicia con l'eyeliner colato, trova la sorella morta. Cerca di sparare all'uomo, ma non lo uccide, scappa.
I poliziotti la trovano rannicchiata su una tomba.

Titolo del film.
Ho intuito un sacco di cose, ma non ci ho capito una bega. Andiamo avanti.



L'uomo fa rinchiudere la ragazza bionda in un ospedale psichiatrico. Vengono accolti da un infermiere con una chiave al collo che presenta la struttura. La ragazza, che ha ancora la stessa pettinatura e le stesse ciglia finte segue i due tra i corridoi dell'ospedale: guarda un inserviente ciccione che si accende una sigaretta, più avanti un cuoco che conficca un coltello sul tavolo. L'infermiere li porta nel "teatro", dove la psichiatra fa rivivere alle pazienti i traumi subiti e aiuta a liberarsene. Mentre la ragazza osserva una bionda sul palco seduta sul letto i due confabulano sul farla lobotomizzare, l'infermiere dice che il medico arriverà in 5 giorni e chiede una mazzetta.

Comincia a dipanarsi la trama: l'uomo è il patrigno della ragazza bionda. Alla morte della moglie l'eredità va alle figlie. Uccide la più piccola e da la colpa alla più grande. Per togliersela di mezzo la dichiara pazza, la fa rinchiudere e lobotomizzare con l'aiuto di un infermiere corrotto che velocizza la pratica.

La ragazza, sempre con le ciglia finte e i codini, viene integrata nella struttura. La vediamo pulire il pavimento, lavorare in cucina, parlare con la psichiatra, essere avvicinata dall'infermiere. A un certo punto è sdraiata in un ambulatorio con un medico che le punta un chiodo verso l'occhio.



MOMENTO ELISIR!
Sta per fare una lobotomia transorbitale.
Il medico usa un chiodo chirurgico (orbitoclasto), per trapanare l'osso appena al di sopra della palpebra, e un martelletto: tre colpetti al lobo frontale, due sui lobi laterali e il paziente era ridotto a un vegetale. Era una questione di pochi minuti.
Dato che la psichiatra sostiene a più riprese di essere "Contraria a questa pratica barbarica" penso che il film sia ambientato tra gli anni Cinquanta e Sessanta, gli anni, appunto in cui la lobotomia iniziava a essere criticata e sostituita con terapie a base di torazina (lobotomia chimica).
In quel periodo, inoltre, negli ospedali psichiatrici c'era di tutto: dai veri pazzi a quelli che davano fastidio in famiglia o dimostravano comportamenti troppo vivaci. Tuo figlio è iperattivo? Manicomio! Gli piacciono gli uomini? Manicomio! Non vuole diventare avvocato e si impunta a fare scienze della comunicazione? Manicomio!
Vuoi eliminare tua figlia adottiva e prendere l'eredità? Lobotomia!

Torniamo alla bionda.
Che sbarra gli occhi.



L'ambiente è completamente diverso, i colori sono caldi e ci ritroviamo di nuovo nella scena del "teatro", solo che questa volta il patrigno è un prete e l'infermiere un pappone coi baffi. La psichiatra ha i capelli come Moira Orfei e la ragazza sul palco è una bionda in corpetto e calze a rete. E ciglia finte.

Stavo quasi per convincermi di aver capito qualcosa.

L'infermiere baffuto ringrazia il prete per questa nuova orfana e promette di tenerla per un cliente speciale, il Giocatore, che arriverà tra 5 giorni.

Sì, dai, un sogno della ragazza bionda.

Sweetie (la ragazza sul palco) si rifiuta di accompagnare Babydoll (la ragazza bionda) a fare il giro della struttura e delega il compito alla sorella minore, Rocket (un'altra bionda con le ciglia finte).
Sì, cioè... andiamo avanti.

La struttura è piena di ragazze in body, reggicalze e ciglia finte. La psichiatra chiede a Babydoll di ballare: Babydoll è timida, non ha ancora cambiato espressione dall'inizio del film e di ballare non se ne parla. Dopo un discorso motivazionale, però, si scioglie. Chiude gli occhi.

Li riapre e si trova vestita da scolaretta nel cortile innevato di un tempio giapponese.
Che, cioè, insomma... andiamo avanti.



Entra, trova un vecchio circondato da candele che pulisce la lama di una katana. "Cosa cerchi?" le chiede.
Cosa vuoi che ne sappia? Dieci minuti fa era a meno di 2cm da un chiodo in un occhio, cinque minuti fa era circondata da troioni da battaglia e ora e in un tempio giapponese. Non so cosa cerca, non sa dov'è.
Infatti la bionda biascica parole a caso: "Ehm... una via di... ehm... ehm... fuga"
"Libertà" dice il vecchio. Snyder, il numero del tuo spacciatore è oro, conservalo.

Il vecchio dice che le servono cinque oggetti: una mappa, del fuoco, un coltello, una chiave e un oggetto misterioso perché la questione non è abbastanza incasinata e un oggetto misterioso attizza sempre.
Discorso filosofeggiante. Il vecchio la sbatte fuori con la katana e una pistola, chiude le porte.

E dall'altra parte del cortile ci sono tre samurai, uno armato di katana, uno di guan dao (arma inasta cinese, circa 2m di asta che termina con una lama leggermente ricurva) e uno di mitragliatrice.
Un samurai con una mitragliatrice.
Segue una scena di combattimento che mescola tutte le azioni, le mosse e i templi distrutti dei picchiaduro che siano mai stati prodotti e quelli che verranno.



Babydoll riapre gli occhi. Siamo ancora nel sogno dei troioni che è più lungo del previsto.
Tutti sono estasiati, balla benissimo, alcuni piangono, litri di mascara macchiano il pavimento, Moira Orfei squittisce di gioia, altre ragazze si tagliano le vene perché non saranno mai come lei, l'infermiere baffuto credo abbia un'erezione.

Babydoll propone il suo piano di evasione basato su quello che le ha suggerito un vecchio in un tempio giapponese ad alcune compari: Rocket è entusiasta, Sweetie perplessa, ma accetta, Amber (un'asiatica con la pelle da marocchina) ci sta e ci sta pure Blondie (che è mora, ma è Vanessa Hudgens di High School Musical con una parrucca supplementare, le ciglia finte e vestita come una zoccola).



Bisogna recuperare la mappa, Sweetie si offre di entrare nell'ufficio dell'infermiere. Babydoll chiama a sé tutti, inizia a ballare, chiude gli occhi...

...e si trova in una specie di mondo post guerra nucleare. Dalle rovine di un edificio scoperchiato osserva degli aerei militari tedeschi della prima guerra mondiale sorvolare quelle che, poco dopo, si capiscono essere le rovine della cattedrale di Notre Dame a Parigi.
Blondie la chiama, Babydoll si gira e trova le sue compagne vestite come vere e propri troioni da battaglia, con cosce di fuori, accessori inutili, mitra e ciglia finte.

Riappare il vecchio, vestito come Hans Landa in Bastardi senza gloria. La mappa ce l'hanno i tedeschi, dovete recuperarla prima che il corriere raggiunga il dirigibile. Ah, i nazisti hanno una tecnologia talmente avanzata che sì, hanno ancora gli aerei della prima guerra mondiale, ma i soldati sono tutti non morti rianimati. Pippone motivazionale e via.



Nazisti zombie in un mondo post-apocalittico.
Partono dieci minuti di botte e rincorse nel bunker, colpi di pistola, calci, a un certo punto vola un'ascia. Le altre spariscono, Babydoll rimane sola, spara al dirigibile con la pistola che ha tipo 20000 colpi a caricatore, ferma proiettili a distanza ravvicinata con la katana. Dai, ha fermato il corriere, ora finisce questa fantasia erotica a base di ogni videogioco di guerra sia mai stato concepito.
"Dammi la mappa!" ringhia il generale nazista zombie.
No, basta, vi prego.
Un altro paio di azioni che mescolano Soul Calibur a Call of Duty e Babydoll apre gli occhi.

Tutti estasiati.
L'infermiere decide di fare uno spettacolo privato per il sindaco, poi torna nel suo ufficio e si accorge che qualcuno ha manomesso la mappa appesa guardando una puntina.

Il sindaco è l'inserviente viscido e obeso di prima, quello che giocava con l'accendino. Amber si offre di rubarglielo mentre Babydoll balla. Ormai ho smesso di seguire e capire e mi faccio trascinare come un tronco  dalla corrente del fiume. Chiude gli occhi...

... si trova su un aereo che sorvola un castello medievale sotto assedio. 
"Nel castello c'è un cucciolo, nella sua gola si trovano due cristalli di fuoco purissimo" ulula il vecchio: "Ma non svegliate la madre".
Pippone motivazionale.
Babydoll, Rocket e Sweetie si buttano dall'aereo atterrando nel cortile del castello e affrontano gli orchi a colpi di mitragliatrice. Arrivano nella torre del castello, trovano il cucciolo (di drago), Babydoll lo sgozza stando ben attenta a coprirgli il muso per non farlo urlare, prende i cristalli...
...li sfrega e questi provocano una fiammata che genera un'aurora boreale blu. Lì, nella torre. Lì, dove dormiva la mamma. Genio.


Mamma si sveglia, trova il cucciolo sgozzato, mamma si incazza, esce dalla torre e se la prende con l'aereo. Lo stratagemma di "passa sotto al ponte con gli archi a volta come Harry Potter nel Torneo tre maghi" non funziona, è Babydoll a uccidere il drago.
Con la katana. Quando il drago, che per questo vince un Darwin Award, anziché arrostire tutti dall'alto si butta nel cortile strisciando per terra e si incastra tra le porte del castello.

Ok, basta.
Per recuperare il coltello le ragazze sono catapultate in una città del futuro, dove devono fermare un treno in corsa con su una bomba difeso da mandrie di cyborg. Nonostante i pipponi sul lavoro di squadra, Blondie non c'è e tutte se ne sbattono.
Rocket muore, Sweetie viene rinchiusa in isolamento. Blondie ha una crisi isterica, l'avrei anche io se ogni pellicola in cui recitassi fosse una minchiata pazzesca, e confessa tutto a Moira e al pappone.

Il pappone si rivela uno schizofrenico ossessionato dal controllo e sente che le ragazze gli sono sfuggite. Dopo un discorso sulla fiducia, il rispetto reciproco e la promessa a dimenticare tutto spara a Amber e Blondie. A una Babydoll scioccata (vestita da marinaretta) confessa che il suo lavoro è una merda, ha tutte le gnocche, ma ci giocano gli altri, che schifo, daje, bella, abuso di te prima di darti al Giocatore.

Babydoll lo pugnala (col coltello) e gli ruba il passpartout (la chiave). Scappa, libera Sweetie, appicca un incendio e capisce che l'ultimo elemento è il sacrificio ovvero, non so per che connessioni mentali, lei, che la vera protagonista della storia è Sweetie, che ha una possibilità, che deve scappare mentre lei la fa vedere ai tizi nel parcheggio.
Sweetie scappa, Babydoll chiude gli occhi prima di ricevere un cartone sulla faccia.



Torniamo alla lobotomia in manicomio.
La psichiatra racconta che in 5 giorni Babydoll ha fatto di tutto: accoltellato un infermiere, appiccato un incendio, aiutato un'altra ragazza a fuggire, ma la lobotomia no, non se la meritava. Guarda il modulo e scopre la firma falsa.
Si scopre una rete di abusi ai danni delle ragazze operata dagli inservienti e gestita dall'infermiere sociopatico. Lo beccano, lo arrestano, nel mentre Babydoll chiude gli occhi e sogna Sweetie che sale su un autobus guidato dal vecchio.
Super mega pippone filosofico e titoli di coda.


Ci sono tre livelli:
- L'istituto psichiatrico
- Il bordello d'élite
- Quelle fantasie partorite dalla mente di un quindicenne dopo una settimana di videogiochi e fumetti.

Se ci fermiamo al primo poteva essere un bel film, anche introducendo pezzi del secondo.
La colonna sonora è fenomenale.
Ci sono un sacco di fighe.
Ma la trama non c'è.
E i personaggi sono totalmente insipidi, non sono caratterizzati, sono gran gnocche in mutande con i mitra: i personaggi preferiti li scegli in base alla forma del culo.
C'è dentro di tutto e di più, uno di quei titoli borderline tra capolavoro e cagata pazzesca.
Non c'è niente di originale, è tutto un copia e ammassa di cose fighe (e gnocche), sembra un film fatto per indovinare le citazioni. E nonostante questo ci sono alcune parti noiose.
Ho fatto un overdose di ralenty, non avevo ancora smaltito quello di 300, Snyder.
Io voto per la cagata pazzesca.

Che alla fine è un film di quelli che rivedo quando non ho un cavolo da fare.




Sul ponte tra Oude Rijn e Nieuwe Rijn, Kate inchioda con la bici e si gira verso la stazione: "L'astronave si vede anche da qui"
"Sì, la vedo"
"Alieni, lo sento. Sono alieni". Eravamo ferme, nella notte di gennaio, a fissare le luci di una gru in lontananza, nessuno in giro e il Reno che scorreva placido sotto al ponte. Alzo lo sguardo verso i lampioni
"Quando sono venuta a luglio c'erano i gerani sui lampioni"
"E ora dove sono?"
"Li avranno seppelliti"
"Chi?"
"Gli alieni"
"Possiamo ancora salvare il mondo"
"Già. Domani?"

Poco dopo ci separiamo in silenzio e io continuo lungo Nieuwe Rijn.

martedì 2 luglio 2013

Poteva andare molto peggio

Parlo di Game of Thrones (Il trono di spade) una delle serie televisive più seguite e amate degli ultimi anni in tutto il mondo. Credo che chiunque abbia incrociato, più o meno consapevolmente, questa serie negli ultimi tre anni o i libri da cui è tratta negli ultimi sedici.



Il 6 giugno è finita la terza stagione.
Ne parlo ora perché quando una cosa piace moltissimo (io adoro GoT) credo sia meglio valutarla a distanza, a freddo per capire i veri pregi e difetti.

E qui torno a bomba: poteva andare peggio, molto peggio.
Partiamo dal presupposto che io ho letto i libri, il che sembra banale, in realtà è una differenza fondamentale, soprattutto per quanto riguarda il punto di vista su quest'ultima stagione che tutti, lettori e non, hanno trovato un po' più spenta delle altre due. 

E il motivo è semplice: la terza stagione era all'incirca basata sulla prima metà del terzo libro, A Storm of Swords, il più lungo della serie (973 pagine) che in Italia è stato diviso in tre. Quindi, per chi ha letto la saga in italiano la terza stagione è basata a grandi linee su Tempesta di spade e I fiumi della guerra.
Si capisce allora che abbiamo tra le mani l'adattamento di un libro a metà, non intero, come lo sono state le altre due stagioni.

Altra nota: mentre leggevo A Storm of Swords, ho detto a un'amica, che stava finendo il libro precedente: "Prima di pagina 300 non succede niente di nuovo, stanno solo riallacciando le vicende con il libro prima"
Quindi abbiamo una narrazione estremamente frammentata su moltissimi personaggi (i libri sono narrati in terza persona, ma ogni capitolo rispecchia il punto di vista di un determinato personaggio) dove non succede praticamente nulla.

La terza stagione è stata proprio così: un continuo saltare da una scena all'altra, da un personaggio all'altro per vedere, soprattutto nei primi tre episodi, gente che parla e cammina o parla e mangia o parla seduta attorno a un tavolo. Alla fine, se mi chiedessero: "Cosa succede in quella puntata?" spesso non saprei cosa dire, che non è un bene. E lo dico io, da lettrice di libri e fan, non da spettatore che si limita alle 10 puntate annuali, non oso immaginare per loro la confusione di ricordarsi tutte le vicende e i personaggi.

Ma, come ho detto prima, questa era la parte del libro che dovevano adattare e questa hanno adattato e poteva andare davvero molto peggio.



Il mondo delle Cronache del ghiaccio e del fuoco è vasto e molto popolato.

Riassumo in breve fino a qui: 
C'era un re pazzo e isterico, bruciava la gente, fuori come una mina. Un signore dei sette regni si ribella, vince e diventa re.
Qui inizia la prima stagione.
Il re è stato assassinato, sul trono c'è il figlio illegittimo sociopatico che si trova a dover controllare sette regni. Questi sette regni non si sono mai sentiti veramente un unico regno e il fatto che un sociopatico sia seduto su un trono che non gli spetta non viene presa bene. Il bamboccio fa uccidere Eddard Stark, il signore del regno del nord. I fratelli del precedente sovrano si dichiarano re perché quello sul trono non solo non è il nipote, ma figlio della regina e del fratello di lei.
Dall'altra parte del mondo la figlia del re detronizzato, quello pazzo che bruciava la gente, si prepara a tornare a casa e uccidere tutti. Ecco, oltre a questo c'è una serie infinita di vicende umane attorno a ogni personaggio.
In tutto questo a nord del continente c'è una barriera di ghiaccio che protegge i sette regni da qualcosa di non ben definito, ma che si sta agitando.

Questa stagione ha seguito 13 personaggi principali:
- Catelyn Stark che segue il figlio Robb, autoproclamatosi re del nord, pronto a vendicare il padre.
- Arya Stark, in fuga dalla capitale.
- Sansa Stark, prigioniera nella capitale.
- Bran Stark, in fuga dopo che gli invasori hanno distrutto il castello degli Stark.
- Theon Greyjoy, prigioniero e torturato dopo aver distrutto il castello degli Stark.
- Tyrion Lannister, nella capitale che deve sopravvivere a una delle famiglie più disfunzionali della saga, composta dalla sorella (la regina), dal padre (il "primo ministro") e dal nipote sociopatico (il re).
- Jaime Lannister, in viaggio per tornare dalla sua famiglia disfunzionale, dalla sorella/amante (la regina) e il figlio/nipote sociopatico (il re), insieme all'ex guardia del corpo di Catelyn Stark, Brienne.
- Stannis Baratheon, autoproclamatosi re, fratello del sovrano defunto.
- Daenerys Targaryen, la principessa in esilio.
- Jon Snow, infiltrato nelle file dei nemici al di là della barriera.
- Samwell Tarly, che sta scoprendo cosa c'è al di là della barriera.

... e credo di non aver dimenticato nessuno.
So che adesso chi non ha mai seguito la saga ha l'impressione che GoT sia una versione medievale di Beautiful e non ha tutti i torti.



Tornado al problema della frammentazione delle vicende, l'elenco qui sopra, più i relativi personaggi di contorno, è quello che hanno dovuto gestire in questa terza stagione. Gli sceneggiatori si sono trovati davanti una massa di persone che andavano da qualche parte senza combinare nulla e, spesso, neanche ci arrivavano (tagliando il libro a metà). La terza stagione è finita non col fiato in sospeso nel classico senso di cliffhanger televisivo, ma col fiato sospeso da: "... e quindi?".
Una stagione di transito e di attesa: un primo grande evento è già successo, ma ricordiamoci che stiamo parlando di un libro di quasi 1000 pagine diviso a metà, era ovvio, almeno per me, che come stagione sarebbe stata più smorta delle altre due.
Gli ascolti sono stati eccellenti, ma molte aspettative deluse.

Per il resto è stato tutto, come al solito, eccezionale soprattutto il cast. I nuovi personaggi sono stati fenomenali da quelli che al momento dell'annuncio avevano lasciato basiti come Ellie Kendrick (Meera Reed) o Ciaran Hinds (Mance Rayder) a quelli da cui ci si aspettava tanto e hanno dato di più: Dianna Riggs (Olenna Tyrell), Clive Russell (Brynden Tully) e uno su tutti Iwan Rheon (Ramsay Bolton).
A mio avviso, alcuni membri del cast che nelle prime stagioni erano bravi in questa sono stati straordinari, due nomi su tutti Michelle Fairley (Catelyn Stark) e Stephen Dillane (Stannis Baratheon). 
E piccoli attori crescono, perché oltre Jack Gleeson (Joffrey Baratheon) che è uno dei migliori ragazzini sociopatici della storia delle serie tv anche Maisie Williams (Arya Stark) e Sophie Turner (Sansa Stark) sono migliorate moltissimo nel corso di queste tre stagioni.
E, anche se per poco, un Balon Greyjoy convincente come Patrick Malahide penso sia impossibile da trovare.

La pecca del cast, secondo me, è e rimarrà sempre una: Kit Harington (Jon Snow). Ha uno dei ruoli principali, nei libri è uno dei personaggi più amati, è nel cast dal pilot della prima stagione e non ha ancora cambiato espressione, una paresi facciale che gli permette mantenere quello sguardo interrogativo con tanto di bocca semiaperta tipico dei bambini fissi a guardare Dragon Ball. Parla con un tono che è una via di mezzo tra normale e sottovoce, che se lo faccio io ho un raschietto in gola dopo quattro frasi.
Non trasmette niente. Che stia chiacchierando, che si stia preparando alla battaglia, è sempre uguale.
E non so neanche cosa sia successo ad Emilia Clarke (Daenerys Targaryen), se è distratta o ha avuto anche lei una paresi facciale per otto episodi, ma prendete il primo episodio della terza serie, Valar Dohaeris, e fate fermo immagine su di lei quando guarda con la bocca semiaperta Ser Barristan che giura di proteggerla.

Ecco. Quella è l'espressione che terrà per il resto della stagione.


La parte più complessa, secondo me, soprattutto quando si parla di GoT è sorprendere i lettori.
L'intera produzione letteraria di Martin è basata sull'effetto sorpresa, racconti brevi e romanzi dal finale agrodolce in cui non vince l'eroe, anzi, di solito è il primo che ci rimette le penne. Martin scrive per sorprendere il lettore.
Prendiamo la vicenda di Eddard Stark alla fine del primo libro e della prima stagione: Eddard (il Buono), scoperto che Joffrey (il Cattivo) non è il legittimo sovrano, ma figlio di un rapporto incestuoso. Eddard viene imprigionato e accusato di tradimento quando cerca di diffondere la notizia. Viene obbligato a mentire per scagionarsi.
Romanzo classico: si scopre che Eddard diceva la verità e viene scarcerato, Joffrey viene cacciato.
A Game of Thrones: Eddard confessa e Joffrey lo fa uccidere.

Lettori prima e spettatori poi sono rimasti sconvolti da questa vicenda. Eddard era il Buono, il protagonista del romanzo, l'uomo onorevole, amato dalla famiglia! E invece muore.

Se Martin sente che dai una cosa per scontata la ribalta per il gusto di sorprendere.
Solo che è difficile sorprendere chi è tre libri avanti alla storia della serie tv. Così ci si serve dei piccoli dettagli per sorprendere il lettore-spettatore (e già che ci siamo, smontare qualche teoria).

Uno di questi dettagli è la morte di Ros, una prostituta, per mano del sociopatico Joffrey. Che tanto per sottolineare il fatto che lui è una persona per bene, l'ha usata come bersaglio vivente per esercitarsi con la balestra.

C'è poi un altro problema: le teorie dei lettori. Sì, perché mentre i lettori aspettano con impazienza il nuovo capitolo di una saga che è iniziata nel 1998 si costruiscono congetture, basta andare su un qualunque forum sulle Cronache per vedere quante migliaia di supposizioni girano sui personaggi, sul perché questo è stato introdotto, sul perché quello potrebbe aver agito in quel modo. Ce ne sono un paio molto interessanti e sorprendenti che potrebbero essere vere. Martin deve muoversi, sennò perde ogni effetto sorpresa.



Una delle teorie più famose è stata smontata in meno di 30 secondi durante il famigerato Red Wedding nel penultimo episodio, The Rains of Castamere.

[nei libri]
Robb Stark, il re del Nord, rompe una promessa di matrimonio con la famiglia Frey per sposare Jeyne Westerling, la figlia di un piccolo vassallo dei Lannister, dopo averla disonorata (leggi: trombata. Come spesso si ripete nella saga, le nobildonne non vergini son difficili da sistemare, figuriamoci la figlia di una famiglia impoverita e quasi sconosciuta).
Catelyn vede Jeyne e la descrive come una ragazza molto bella, snella, ma con i fianchi pronunciati. E non approva il matrimonio.
Robb e Jeyne si amano, ma Robb ha bisogno dei Frey. Decide, a malincuore, di lasciarla per sposare una Frey. Jeyne rimane a Delta delle Acque con Brynden Tully, mentre Catelyn, Robb ed Edmure (fratello di Catelyn) vanno dai Frey: per poter fare ammenda sia Robb che Edmure devono sposare una Frey.

In A Dance with Dragons Delta delle Acque cade e Brynden Tully riesce a scappare. Jeyne viene rivista attraverso gli occhi di un altro personaggio che la descrive come una ragazza carina, ma niente di che, e i fianchi stretti.

DAAAANG, panico. Le descrizioni di Jeyne non combaciano. Qualcuno pensa a un errore di Martin (il che potrebbe essere, non sarebbe il primo di questo genere), altri danno vita alla seguente teoria:
Jeyne è fuggita da Delta delle Acque con Brynden Tully, è incinta di Robb e riapparirà con l'erede del re del Nord. Come se un neonato riuscisse a cambiare la situazione.

Poi arriva la serie tv:
Robb Stark, il re del Nord, rompe una promessa di matrimonio con la famiglia Frey per sposare Talisa Maegyr, una nobildonna di una casata sconosciuta di Volantis (dall'altra parte del mondo). Talisa fa l'infermiera di campo e Robb si infatua di lei perché, nonostante abbia il naso di Chiellini, ha il fascino esotico, amputa arti con la stessa facilità con cui berrebbe il caffè al bar di Porta Garibaldi, risponde per le rime e, tutto sommato, è carina, Ha le carte in regola per essere una cagacazzo eccezionale, ma è carina. Le Frey hanno la fama di essere orrende.

Robb la sposa, Catelyn non approva, Talisa rimane incinta, ma Robb ha bisogno dei Frey.
Decide di far sposare lo zio Edmure a una Frey per fare ammenda. Insieme a Talisa, Catelyn, Edmure e Brynden partono per andare dai Frey.
Poco prima del patatrack del Red Wedding, Brynden esce a pisciare ed Edmure si apparta con la moglie. Tutti gli alti rimangono nella sala e vengono massacrati, compresa Talisa, ripetutamente accoltellata alla pancia.

Come se Martin dicesse: "Credevate di essere stati più furbi di me, lettori?"
Non ci sarà un erede di Robb. Una delle teorie più gettonate distrutta come un panetto di burro nel forno a 200°.



E ora cosa ci aspetta?
La quarta stagione è già stata confermata, a giorni dovrebbero iniziare le prime riprese. La HBO si trova ora a dover mantenere alto l'interesse in attesa di aprile 2014, quando ci sarà la season première. L'anno scorso c'è riuscita alla perfezione e anche quest'anno è sulla buona strada, centellinando le informazioni sul cast e sulle location.

La quarta stagione è la seconda parte di A Storm of Swords (I fiumi della guerra e Il portale delle tenebre per l'Italia). Forse anche l'inizio di A Feast for Crows (Il dominio della regina).

E qui iniziano i problemi.
Perché se A Storm of Swords è considerato il libro migliore della saga, A Feast for Crows è il meno apprezzato. Anzi, alcuni lo definiscono proprio il peggiore sotto ogni punto di vista.

Inizialmente le Cronache dovevano essere una trilogia, ma Martin deve fare le cose in grande (come far passare sei anni tra un libro e l'altro) e adesso i libri in programma sono sette: cinque pubblicati, uno in corso e uno nell'Iperuranio. Ma potrebbero diventare anche otto. O nove. O 44, in fila per sei col resto di due.

La ragione dell'insuccesso, però, è dovuto principalmente al sistema dei personaggi. Rispetto ai primi tre, A Feast for Crows è come il sequel di un film amatissimo dove i protagonisti sono gli amici o i parenti lontani dei protagonisti del primo.
 Avere una decina di punti di vista diversi per libro è una lama a doppio taglio: difficilmente piaceranno tutti, ma sarà più facile trovare un personaggio amato.Non solo, quindi, gran parte dei personaggi conosciuti non ci sono perché morti, ma altri tra i più amati (Daenerys e Jon) non ci sono, tornano nel quinto libro. 
La gran parte dei lettori s'è trovata tra le mani un libro che parla di persone appena citate fino a quel momento, di cui probabilmente non ricorda neanche mezzo dettaglio.

Faccio l'avvocato del diavolo perché a me A Feast for Crows è piaciuto molto.
A Feast for Crows e il suo seguito A Dance with Dragons si svolgono nello stesso lasso di tempo, la differenza è solo geografica: il primo si concentra sulla capitale (quindi Lannister), Dorne (introducendo i Martell) e le Isole di Ferro (introducendo i Greyjoy), mentre il secondo sul Nord (Jon principalmente) e sull'altro continente (Daenerys principalmente).
Penso che anche chi non ha mai letto possa capire la frustrazione di un lettore che si trova un libro di 753 pagine con vicende di personaggi di cui non gliene frega niente. Lo capisco perché io ho fatto fatica a leggere i capitoli di Bran in A Dance with Dragons, 10 pagine circa, figuriamoci 753.



Chiudo il pippone su GoT con un'opinione veloce su alcuni personaggi:
Robb è stato un cretino. Ha infranto una promessa di matrimonio, quando sua madre ha liberato un prigioniero fondamentale s'è limitato a chiuderla nella tenda, quando un suo vassallo ha ucciso due prigionieri bambini per vendetta gli ha tagliato la testa. Le Cronache non sono la saga dei Buoni, sono la saga dei figli di puttana: sposarsi per amore e indignarsi per l'uccisione di ostaggi non funziona.

Ogni volta che appariva Bran guardavo quanto mancava alla fine della puntata.

La parte bella della storia di Daenerys, la principessa in esilio, è finita col sacco di Astapor, il momento esatto in cui ha smesso di piacermi come personaggio.

Il suo scopo è tornare a casa e reclamare il trono che le appartiene di diritto.
In questa stagione quando ha effettivamente l'occasione di tornare a casa armata fino ai denti rifiuta perché decide di rimanere in una regione che non le compete e salvare gente che non le compete, dimostrando di aver perso l'obiettivo.
L'ultima scena della stagione è sua, mentre fra crowdsurfing tra gli schiavi liberati, anche Gesù è stato più umile quando entrò a Gerusalemme in groppa a un asino.
E molto probabilmente ora si dirige verso la terza città da conquistare, lasciandosi alle spalle Yunkai e il primo grosso errore strategico che pagherà.

Non so come gli sceneggiatori tratteranno il suo personaggio, ma dopo una tale elevazione a divinità, secondo la saga delle Cronache può arrivare solo una cosa: un tonfo clamoroso.