giovedì 4 luglio 2013

Cose che fanno perdere fiducia nell'umanità

Come l'ultimo libro di Moccia, i pinoli biologici e i sequel dei sequel dei film Disney.



Nel mio stato di "studente durante le vacanze estive" sono stata incaricata di prendermi cura delle piante del giardino, il che mi porta a girare per il cortile con la canna dell'acqua e la forbice da giardiniere come in una ridicola parodia dalla produzione low cost di Indiana Jones, dove la canna dell'acqua è una mordace anaconda e il borsalino è sostituito da un cappellino vinto coi punti dell'Agip.
Mentre aspetto che le piante e il prato sia adeguatamente annaffiato, di solito mi siedo sulle scale a leggere qualcosa.

In questo momento ho l'occasione di interagire, più o meno direttamente, con i personaggi che si aggirano nel quartiere.

La mia vicina di casa è una sarta.
Da questa signora, che abita esattamente di fronte a me da tipo 50 anni e ha un marito che a quasi 80 anni non ha ancora capito che il prato alle 8 della domenica mattina NON si taglia, spesso c'è un continuo pellegrinaggio di gente che viene a portarle pantaloni rotti, camicie senza bottoni, cerniere lampo rotte e via così. Questo è periodo di matrimoni e battesimi e il traffico è piuttosto intenso.

Oggi pomeriggio, mentre stavo bagnando le rose davanti a casa, arriva un suv contromano che accosta davanti a casa della mia vicina. Intravedo un tizio che scende e suona il campanello.



Io non ho ancora capito perché un abitante dell'hinterland milanese debba comprare un suv. Non ci sono strade sterrate, sentieri pericolosi, pendenze da 18%, paludi o fiumi da guadare. Non credo neanche che appaia un fiume da guadare di botto tra Corbetta e Castellazzo de' Stampi.

Come si può facilmente intuire, parto prevenuta nei confronti dei possessori di suv in aree urbane della provincia di Milano.

Ma non è il suv contromano che disturba la mia sessione di giardinaggio/lettura pomeridiana.



Il tizio entra in cortile.
Tempo 4 secondi la portiera posteriore si spalanca. Salta giù un bambino: caschetto biondo, sui 7 anni credo, comincia a correre avanti e indietro per strada urlando come una bertuccia inferocita. Un secondo dopo scende anche la mamma.
"Ale" chiama: "Ale, amore, stai tranquillo, papà arriva subito!"
Bertuccia ignora la richiesta e continua nel suo rito di liberazione dell'energia accumulata da 4 secondi fermo in macchina.
"Amore, stai calmo!" implora la mamma col tono con cui un contadino si rivolgerebbe a Elisabetta I d'Inghilterra per chiedere un abbassamento delle imposte.

Dopo aver scoperto, e testato saltandoci sopra ripetutamente, il tombino più rumoroso del quartiere, Bertuccia schizza verso il cancello della mia vicina di casa, dove vede ben tre campanelli. Meraviglia!

Riprendo a leggere.

"Ale" la madre sembra stia trattando con un terrorista: "Ale, fai il bravo!"
Bertuccia aveva già suonato il primo ripetutamente.

Dato che il mio vicino è mezzo sordo, passa 3/4 della giornata in giardino, e c'è vicino la ferrovia, è stato necessario istallare 3 campanelli speciali (uno per casa loro, uno per la casa del figlio e della nuora e uno per quando lavora in giardino) dal suono continuo e deciso, tipo le trombe del giudizio, con un livello di decibel pari a quello del clacson di un autotreno in galleria.
Quei campanelli li sentono tutti nel raggio di 500m. Quello del giardino lo sentono anche a Corbetta.

*PEEEEEEEEEEEEEEEE* *PEEEEEEEEEEEEEEEE* *PEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE*
Un paio di cani abbaiano pigramente, alzo gli occhi dal libro.
"Sì?" il figlio del mio vicino di casa si affaccia sul balcone.



La madre si immobilizza, il dito di Bertuccia è ancora lì che sfiora il campanello.

Il figlio dei miei vicini è uno degli esseri mitologici che popola questo quartiere. 
Da bambino era compagno di scorribande di mio zio, che nel pantheon dei fenomeni da baraccone è il dio supremo. Per dare un'idea delle capacità mitologiche di quest'uomo mi basta dire che è stato colui che ha liberato il quartiere dalla piaga dei suonatori di campanello a scopi religiosi: i testimoni di Geova.
Aizzandogli contro un labrador retriever, uno dei cani meno pericolosi al mondo.
Il cane aveva caricato dal fondo del cortile e aveva strappato l'orlo dei pantaloni al testimone, entrato di soppiatto nel giardino a diffondere la parola. 
Non ho capito se il cane aveva un credo religioso era stato addestrato davvero bene, perché poco dopo ha assaltato anche il prete venuto a benedire la casa, strappandogli l'orlo della tunica. Non vedemmo più neanche preti sotto Natale o quegli odiosi rosari in strada dalla durata media di 2 ore e mezza fatti col megafono.

L'uomo sul balcone aspetta una risposta.
"Mi scusi!" balbetta la madre: "Un bambino, sa, stiamo aspettando mio marito... Ale vieni qui!"
L'uomo rientra. Bertuccia schizza via prima che la madre riesca ad acciuffarlo e torna a correre urlando per strada. Segue un altro minuto denso di suppliche, urla e tombini che scricchiolano.
"Papà arriva presto" dice la donna, più a sé stessa ormai. Sembra terrorizzata dalla scheggia bionda che corre a destra, non si muove, non alza la voce, non urla: "Smettila di fare il deficiente, ci sono le macchine!"non allunga una mano per afferrarlo per un braccio e lanciarlo in macchina, per poi chiudere a chiave.
Lo guarda, lo chiama, lo guarda, immobile in mezzo alla strada: "Ale, trovati qualche altro gioco, dai!"

Poi Bertuccia si fionda di nuovo al cancello.

*PEEE* *PEEEE* *PEEEEE* *PEEEEEEEEEEEE* *PEEEEEEEEEEEEEEEEEEE* suona il secondo campanello.



Più cani abbaiano con più insistenza, dalle altre case qualcuno sbircia dalla finestra. Chiudo il libro perché ora voglio assistere alla punizione corporale.
"Ma c'è bisogno di qualcosa?" l'uomo riappare sul balcone.

La madre si avvicina a Bertuccia, senza sfiorarlo.
"Mgh...noo" miagola: "No, il bambino..."
Pensavo il mio vicino completasse la frase urlando "...è un coglione? Non l'avevo capito" invece si limita a guardarlo come guarderebbe un testimone di Geova, e visti i precedenti non è un bel paragone.
Rientra in casa.

Bertuccia fa per correre di nuovo in mezzo alla strada, quando la madre lo prende per un braccio.
Ecco, penso, ecco arrivato il momento della punizione che stavamo aspettando, con calma. Abbiamo perso 
due o tre livelli di udito, ci siamo svegliati dalla pennica pre-cena, ma finalmente è arrivata la vendetta.

"Ale, non si fa" dice la mamma spalancando gli occhi e scuotendo la testa come se stesse parlando a un gattino dispettoso: "Non. Si. Fa!" scandisce ogni parola. L'effetto è quello della bambina che riprende il Cicciobello durante la cerimonia del tè. 
Bertuccia tira uno strattone e si libera dalla presa materna.
Basta, fine cazziatone.


Ricomincia la sessione urli per strada.

Ora, torniamo un attimo bambini e viviamo la scena pensando alle nostre esperienze.
Ho 7 anni, scappo dalla macchina, urlo in mezzo alla strada e mi metto a suonare i campanelli degli sconosciuti a caso, tutto con mia madre presente a meno di un metro di distanza.
La mia mi avrebbe presa per un braccio, obbligata a scusarmi con la persona a cui avevo suonato, si sarebbe scusata anche lei, poi mi avrebbe buttata in macchina facendomi un pippone megagalattico sul non comportarmi come una scimmia, sul fatto che in strada ci sono le macchine ed è pericoloso correre senza guardare. E di stare calma, perché aspettare per 10 minuti non ha mai ucciso nessuno.

A Bertuccia non viene detto niente. Probabilmente fa parte di quella categoria di geni che a scuola si annoiano, finiscono prima perché le maestre sono stupide, le lezioni sono talmente noiose, non stimolano bambini così intelligenti e iperattivi che, perciò, sfogano l'eccessiva genialità muovendosi in continuazione.

Bertuccia è così geniale che torna al cancello e suona anche il terzo campanello.
E se ce ne fossero stati 34, li avrebbe suonati tutti.

*PEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE* *PEEEEEEEEEEEE...








































"INSOMMA, COSA C'E'?" .....EEEEEEEEEEEE*

C'è una cagnara pazzesca, prima che il mio vicino inizi, giustamente, a improvvisarsi cecchino e lanciare tutto quello che gli capita a tiro, il padre di Bertuccia esce di casa, urla "Arrivo!" e finisce di parlare con la mia vicina in cortile. Bertuccia corre dalla madre, pietrificata vicino al suv, e inizia a girarle intorno saltellando.

A quel punto esce dal cancello e lo vedo bene: un marcantonio con delle mani grandi come badili che si avvicina a grandi passi verso la moglie e Bertuccia.
Ecco, penso, adesso arriva il padre che, a differenza della moglie, ha capito che suonare campanelli e rompere i maroni alla gente non sono cose da fare.
L'uomo si avvicina alla portiera del guidatore e guarda il figlio, sono gli attimi di suspence, quelli in cui senti la furia che monta e avverti che è in arrivo un bastimento carico carico di botte.

"Ale, amore, devi aspettare un attimo, vedi che sono tornato subito?"
"Non sei tornato subito!" strilla seccato Bertuccia.
"Anche i grandi hanno cose di cui parlare, amore"
"SONO STUFOOOOOOOOOOOOOOO!" Bertuccia a pranzo ha mangiato pane e megafoni.
"Adesso andiamo a casa, amore" cinguetta la madre e apre la portiera: "10 minuti e siamo a casina!"

I tre montano in macchina e se ne vanno.

Capisco perché spiagge, ristoranti e supermercati sono piene di bambini come Bertuccia.
Il bambino si comporta da bambino e se nessuno gli dice, con una certa insistenza, che correre tra i tavoli o buttare giù i vasetti di pomodoro sullo scaffale non si fa, loro lo fanno.


Sono episodi come questi che non mi fanno pentire di aver accantonato l'idea di diventare maestra e mi spingono a starmene tranquilla in casa a spararmi in loop canzoni come questa:


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