lunedì 22 luglio 2013

L'orso, la croce e il fascio

San Gallo è considerata la metropoli della Svizzera orientale.

Più di 70 mila abitanti, situata in un territorio ancora piuttosto pianeggiante ai piedi delle Alpi di Appenzello, San Gallo è la capitale dell'omonimo cantone, conosciuta soprattutto per i pizzi e per l'Abbazia di San Gallo, patrimonio UNESCO dal 1983.

Il simbolo della città, come quello di molte altre città svizzere, è l'orso. L'orso è uno degli animali prediletti dalla Svizzera sulle bandiere, poi però se quelli in carne e pelliccia attraversano il confine li impallinano, ma questa è un altra storia.
La bandiera cittadina sventola ovunque nelle strade del centro storico, accanto a quella della Svizzera e a quella del Cantone San Gallo, ovvero questa:



A vederla la prima volta da un edificio di Bankgasse mi ha provocato la stessa sensazione di un tedesco che vede una svastica azzurra su sfondo bianco sventolare dalla facciata di qualche palazzo all'estero. Che va bene, il fascio era un simbolo di potere per gli etruschi e la svastica era un simbolo molto positivo dalla preistoria.
Poi però è arrivato il ventesimo secolo.





612 dC
A Bregenz (attuale Austria), un giovane prete irlandese è costretto a letto da una malattia che gli impedisce di proseguire il suo pellegrinaggio verso l'Italia.

Non era una scena degna di nota, se non fosse che il prete malato è Gallo, uno dei dodici discepoli di Colombano (ora San Colombano), partiti dall'Irlanda alla volta della Gallia per cristianizzare queste valli di buzzurri che veneravano ancora bestie e altre amenità pagane che no, insomma, a 600 e passa anni dalla nascita di Cristo non si poteva sentire.

Gallo è malato e probabilmente morente, dati gli standard igienici dell'epoca. Colombano è furibondo.
Il prete, non potendo muoversi, infrange una promessa sacra, ovvero quella di diffondere la parola di Dio. Colombano parte alla volta dell'Italia con i pochi discepoli rimasti, lanciando maledizioni (e probabilmente oggetti contundenti) a Gallo, che si ritrova malato in una zona sperduta della Gallia spogliato dei suoi titoli di religioso.

Due anni dopo Colombano muore in Italia.
Gallo invece è ancora in giro. Una notte sogna Colombano sotto forma di colomba che gli dice: "Dai, ti perdono, sei ancora prete, vai tranquillo".

A quel punto Gallo aveva fatto di tutto. Dai vari manoscritti medievali gli si attribuiscono eventi come:
- ha avvistato e scacciato il mostro di Lochness (prima di partire per la Gallia);
- è sopravvissuto all'assalto di un orso nei boschi svizzeri offrendogli una pagnotta. O, secondo altre versioni, aveva chiesto a un orso di portargli la legna per accendere il fuoco.
- ha eseguito con successo un esorcismo sulla promessa sposa del re dei Franchi.

Gallo muore nel 645/646 in un piccolo eremo fondato nell'attuale città di San Gallo: aveva scelto di fermarsi nel luogo dove aveva incontrato l'orso, interpretato come segno di buon auspicio.



Nel corso dei secoli, l'eremo divenne un'enorme e ricca abbazia con il suo circondario: intorno al 1400 era il centro di un vero e proprio stato indipendente, l'Abbazia Imperiale di San Gallo.
Il simbolo regionale era l'orso di San Gallo, quello della legna per il fuoco.

Gli abati copiavano libri, predicavano e vivevano delle tasse e dei raccolti delle loro terre, donando ricchezza spirituale in cambio di ricchezza terrena. 
La popolazione doveva essere molto felice dello scambio, tanto che nel giro di pochi anni sia Appenzello (cantone) che San Gallo (città) si ribellarono al dominio dell'abbazia, rendendosi indipendenti.

A questo punto i ribelli adottano l'orso di San Gallo come stemma principale, i simboli e colori attuali, ispirandosi a quello dell'Abbazia. E da quel momento la città di San Gallo vuole a tutti i costi impadronirsi dei territori dell'abate.

I conflitti e le diatribe tra la città e l'abbazia arrivano a un punto tale che anche gli altri quattro cantoni della Confederazione cominciavano a non poterne più, è come convivere in un trilocale con due persone che se le danno di santa ragione nelle ore di veglia.
Per sedare questi bisticci continui, la Confederazione, ora alleata dell'Abbazia, manda gli eserciti per sedare a suon di calci in culo i ribelli. Appenzello si arrende appena vede gli eserciti marciare, San Gallo si prende un bastimento di botte.

Nel 1500, in piena Riforma, San Gallo diventa ufficialmente protestante, minando la sicurezza dell'Abbazia e i suoi territori, ormai un'isola cattolica: nel 1798 l'Abbazia viene secolarizzata, i monaci cacciati e i territori requisiti.



Nel 1803 nasce ufficialmente il Cantone di San Gallo, formato da pezzi di territori presi qua e là, pieni di popolazioni rissose: ricordo che stiamo parlando di un cantone più piccolo della provincia di Bergamo
A quel punto, il governo centrale di Berna chiede una bandiera cantonale.

"Usiamo la nostra, l'orso di San Gallo" dicono gli abitanti della capitale.
Sommossa generale.
"Voi siete una città protestante!" ululano i cattolici: "Nemici dell'Abbazia!"
"Eh, ma siamo la capitale cantonale"
"Grazie al cazzo, è l'unica città che supera i 3000 abitanti nel raggio di 40km. Mica la possiamo mettere a Bad Ragaz la capitale"
"Noi la capitale, nostra la decisione"
"Col cazzo!" dicono a quel punto gli abitanti dell'ex Canton Santis: "Noi con San Gallo non centriamo niente, la bandiera non ci rappresenta. Neanche quella cattolica perché siamo protestanti. Mettiamo la nostra, siamo l'acquisizione territoriale principale"
Si intromettono anche quelli del distretto di Toggenburg: "Siamo stati trascinati dentro a forza da quegli stronzi dell'Abbazia e no, la bandiera dei cattolici non la vogliamo, quella di San Gallo neppure e quella di quel vecchio cantone di pezzenti non se ne parla, che fino all'altro ieri non sapevamo neanche chi fossero"

Le discussioni procedono in questi termini per qualche giorno, ma prima che la situazione degenerasse in un ulteriore pestaggio di massa da parte degli altri cantoni della Confederazione, ecco l'ancora di salvataggio.

David von Gonzenbach, governatore del Cantone, propone la sua idea: una bandiera tutta nuova.
"I fasci rappresentavano la forza e il potere sulla vita e sulla morte per gli etruschi e i romani" spiega von Gonzenbach ai parlamentari, in silenzio: "Per noi rappresenteranno autorità, giustizia e, per carità di Dio, UNIONE".
"Dio come lo intendono i cattolici o i protestanti?"
Von Gonzenbach ignora la domanda
"Il verde è il colore della libertà e della rivoluzione, è l'inizio di una nuova fase storica: anche Vaud e Turgovia l'hanno scelto per le loro bandiere".

Dal pubblico si solleva qualche perplessità:
"Perché libertà? Noi siamo stati conquistati, eh..."
"Ma dov'è Vaud?"
"A me però quel verde pisello non piace..."

In quel preciso istante, von Gonzenbach decide che appena gli scade il mandato fugge da quel posto.
"Il nastro che unisce i fasci rappresenta l'unità dei distretti e LO SO che i distretti sono 8, ma siccome non possiamo farlo tridimensionale, ne mettiamo solo 5. Il nastro gira più volte, per sottolineare l'unità del cantone, ascoltatemi, UNITI, uno. Accanto ci mettiamo un'alabarda. Ci siamo? Va bene?"

Nel silenzio d'assenso qualcuno applaude timidamente, altri annuiscono e altri ancora stanno già sfogliando il catalogo dei verdi. Poi si alza una voce:

"A me sembra un salame fasciato"

Von Gonzenbach non si trattiene più:
"PER DIO, ALLAH, SHIVA O QUALSIASI ESSERE VOI VENERIATE NELLE VOSTRE CHIESETTE DA PEZZENTI IN QUEI BUCHI DI CULO CHE CHIAMATE PAESI, ACCETTATE QUESTA CAZZO DI BANDIERA E BASTA" il governatore interrompe sul nascere le proteste: "... altrimenti avvisto la Confederazione che qui non riusciamo ad accordarci e arriva il bastimento di botte".

Nel 1803 il Canton San Gallo adotta ufficialmente il fascio bianco su sfondo verde come bandiera. Von Gonzenbach fugge a Berna e diventa segretario della Confederazione, si caccia nei casini e dopo poco più di 10 anni da le dimissioni. 
Rimane a fare politica a Berna.




La storia della Bandiera di San Gallo, invece, non finisce qui.
Nel 1843 qualcuno, probabilmente uno che passava per strada, nota la bandiera svolazzare da un palazzo e corre inferocito al palazzo cantonale:
"La nostra bandiera è sbagliata!" dice scioccato: "I romani avevano un'ascia, non un'alabarda"
"Sì, ma così è nostra, originale"
"Col cazzo! Sembra che non sappiamo neanche copiare le cose. Mettete l'ascia"
"Ehm... ma come la mettiamo con i documenti, la burocrazia, i timbri, le bandiere..."
"ASCIA"

La bandiera viene cambiata, l'alabarda sostituita dall'ascia.

Tra il 1848 e il 1931 un sacco di gente che passava aveva da ridire e la bandiera è stata modificata cinque volte.

Il domestico porge i giornali al governatore e osserva la bandiera appoggiata sulla scrivania. Siamo nel 1936.
"Ha sentito cosa stanno facendo giù in Italia?"
"Pezzenti" sbuffa il governatore: "Peggio di quelli di Bad Ragaz"
"Hanno anche loro il fascio nella bandiera, sa?"
"So. Ma siamo neutrali noi"
"Eh, ma non è bello essere associati a quello che stanno combinando laggiù"
Il governatore guarda un attimo la bandiera in silenzio: "I colori son diversi. E la nostra ascia è girata verso sinistra".
"Governatore, so che abbiamo già cambiato quella bandiera cinque volte nel giro di un secolo e che a Berna pensano che siamo una massa di rincoglioniti che non riesce ad accordarsi sul simbolo, ma il fascio è quello, il simbolo è il simbolo. Dovremmo sottolineare che siamo diversi, meglio passare per rincoglioniti che per simpatizzanti fascisti".
"Questo è vero. Come la cambiamo?"

Nel 1936 viene aggiunta una croce nella lama dell'ascia, una croce svizzera per sottolineare che il fascio sulla bandiera di San Gallo non era quello dei fascisti italiani: "San Gallo è svizzero, non fascista!" sembrava dicessero gli abitanti.
"Oddio, non saprei..." diceva chiunque altro visto che la croce aggiunta era nera.
Questa versione è rimasta in uso fino agli anni Ottanta.


Berna, 1951.
Il segretario di un parlamentare si affaccia timidamente sulla soglia dell'ufficio del suo capo.
"Signore, le ho portato il caffè e... ehm... una questione"
"Bella o brutta?"
"Eh... ehm... non saprei"
L'uomo prende il caffè dalla mano del segretario: "Uno stato a caso vuole vedere i conti bancari dei criminali che portano qui i soldi?"
"No"
"Qualche movimento indipendentista? Ticino che vuole andare all'Italia, Voralberg che vuole diventare cantone? Spostano la capitale a Zurigo?"
"No"
"Allora non è brutta. Cosa c'è?"
"Si tratta di... ehm... del cantone di San Gallo e della bandiera"
"Cosa c'è ancora?"
"Hanno detto che ci sarebbe una piccola modifica da fare"
L'uomo si passa la mano sulla fronte: "Ma si rendono conto che dobbiamo cambiare tutto ANCORA? Le bandiere qui in città, i simboli della burocrazia, i timbri, la dicitura, è un lavoro immenso per.. per cosa?"
"Perché il disegno è... signore, dicono che il disegno del simbolo è sbilanciato"
"Sbilanciato?"
"Sì, scrivono che l'ascia è sproporzionata e ci vorrebbe un'altra arma per bilanciare il tutto: hanno deciso di aggiungere una lancia alla destra dell'ascia"
"Con tutto quello che quel dannato simbolo ricorda si preoccupano del bilanciamento dell'opera generale? Cos'è, sono tutti Michelangelo in quel cantone? Non devono affrescare un palazzo, per Dio... va bene, dai, senti, facciamogliela cambiare. Però togliamo la diretta di Art Attack il pomeriggio sennò tra un mese quelli si svegliano che i loro confini non rispettano i dettami del feng shui e iniziano a far casino".

Nel 1951 viene aggiunta una lancia accanto all'ascia per "motivi artistici".
Qualche anno dopo la forma dell'ascia viene modificata, facendola somigliare più a un'arma per le esecuzioni capitali e, quindi, la lancia è stata rimossa.

Nel 1956 qualche artista un po' più sveglio di altri ha proposto una bandiera divisa a metà, parte superiore verde, parte inferiore bianca, togliendo così la diatriba del fascio, fascisti, lance, asce e alabarde spaziali.
"Ma no!" sbottano i sangallesi: "No, no e no! La bandiera bicolore divisa a metà è superata ormai, roba da medioevo, banale! Ce l'hanno Soletta, Friburgo e Lucerna, Agrovia ci ha fatto i disegnini dentro, quella di Vallese è talmente pacchiana che pare ideata da un tamarro, quella di Ticino..."
"Ok, ma il fascio?"
"...e poi Vaud ha già il bicolore bianco-verde"
"Va bene, va bene, teniamoci questa"



Nel 2013 ai turisti italiani, quella bandiera sembra rappresentare un'associazione di leghisti di stampo fascista.

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