sabato 29 giugno 2013

Un cavallo a tre gambe

La poesia non mi piace.
A costo di passare per un'ignorante insensibile, lo confermo: non mi piace, non la capisco, in alcuni casi mi sembra una serie di parole messe a caso. Sembra una presa di posizione sull'ultimo tema scottante del momento, ma le poche volte che mi è capitato di dirlo a qualcuno, quel qualcuno (soprattutto donne) hanno reagito come se vedessero un giaguaro al supermercato. "Ma no, dai!" dicono: "Così profonda! Così piena di significato! Baudelaire, Ungaretti e... ehm... la poesia!"

Nonostante abbia studiato in un linguistico con 3 anni di poeti italiani, latini, inglesi, francesi e tedeschi. I tedeschi poi proprio no. Quelle che raccontano una storia sì, La ballata del vecchio marinaio, I Quattro Quartetti, ma quelle che narrano sentimenti astratti e idee celesti no. Quelle moderne poi, neanche le canzoni.



Sarà stato l'approccio.
Sarà che alle medie l'esercizio sullo "Scrivi una poesia" lo imponevano sempre e io passavo le ore a fissare un foglio e scrivevo "Sole cuore amore" quando andava bene.
Sarà che passavamo le ore sul fatto che l'autore avesse scritto Il cielo è blu. 
Non grigio, gente, non nero, non bianco, ma blu. Blu. Il colore della pace, della calma, blu. L'autore voleva dire che nonostante si trovasse in un momento difficile della vita, dato che conosciamo la sua biografia...

No. L'autore voleva dire che il cielo era blu, sereno, senza nuvole, non pioveva, non nevicava, umidità al 50% e temperature che sfiorano i 30°.

C'è di buono che ho sempre avuto molta fantasia e nelle interrogazioni riuscivo a inventare chissà che interpretazione unendo aggettivi a caso presi da versi altrettanto casuali. Gioia, gaudio, t'è piaciuto davvero molto questo autore, si vede dall'approfondimento!
Sì, tantissimo.

La mia intollerabile indifferenza per la poesia mi ha spinta, 4 anni fa, a scartare la facoltà di lingue e letterature. 
Volevo imparare le lingue? Sì. Uno studio approfondito di letterature? Magari no.
Volevo un approccio diretto, pratico. La scuola che scelsi aveva un corso da mezzo semestre di letteratura in 3 anni. "Riduttivo" No, perfetto. Volevo imparare a chiedere, interagire e parlare.

"Vuole il biglietto di sola andata per Amsterdam Centrale o anche il ritorno?"
"Non ho capito un cazzo di quello che mi ha detto, se vuole le cito un paio di versi da Het huis waarin ik woonde di Remco Campert e glieli spiego".

Che poi chissà che esperienze meravigliose mi sono persa nelle facoltà di lingue e letterature, ma sono contenta della mia scelta.



Soprattutto quando interagisco con persone che lingue e letterature le stanno ancora studiando. Ora, chiedo scusa a chi conosce persone serie e preparate, ma io ho il radar per i casi umani.

Ho fatto un salto nel negozio di intimo dove ho lavorato l'estate scorsa come stagista: sottopagata, non avevo l'occasione di parlare inglese o altro, ma comunque qualcosa, un'esperienza, soldi su cui non ho sputato.

Oltre alle due commesse fisse oggi era di turno anche la nuova stagista, Elisabetta.
Una ragazza normale, non appariscente, capelli scuri, occhi scuri, piccolina, 21 anni, quando sono entrata stava svuotando degli scatoloni. Elisabetta ha fatto il mio stesso ragionamento: non perdere l'estate a fare nulla e tirare su qualche soldo che non fa mai male.

"FERTIG!" esclama a lavoro concluso. La mia ex collega alza gli occhi al cielo, l'altra la guarda come guarderebbe un bambino che ha chiesto per l'ennesima volta il gelato.
Ohibò. Elisabetta parla tedesco, insomma, spero per lei parli anche italiano, perché qua girano personaggi che capiscono a malapena la lingua locale.

"Ely, ho finito" cinguetta: "E jetzt?" la mia ex collega le dice di portare via gli scatoloni vuoti.
Ohibò. Elisabetta mescola italiano e tedesco. Si è appena trasferita? Ha un genitore tedesco che gli ha imposto la sua lingua madre per anni e ora questo è il risultato, è una ragazza confusa?

"Studia tedesco, lingua e letteratura" sbonfa l'ex collega: "Fissata con la Germania e il tedesco, continua a dire che lo parla benissimo. Ti giuro, Vale, ogni tanto le spaccherei il naso, tipo all'ora di chiusura quando si gira dice qualche cazzata e ride. Minchia, ma che cazzo ne so io di tedesco, non mi ricordo neanche l'inglese!"



Ohibò. Elisabetta è lobotomizzata.
Torna dal magazzino e si avvicina. Ci parliamo, sembra una ragazza a posto, peccato metta una frase in tedesco ogni due frasi italiane.

NOTA: diffidare sempre di chi dice "So parlare benissimo questa lingua!", sempre. 
Mi ha creato certe aspettative.

"...poi voglio andare a lavorare in Germania, ich liebe Deutschland"
"Dove? Berlino?"
"Nein, qualcosa di più caratteristico, Berlin poi è piena di italiani. Munchen tipo o anche a nord, sul mare, Hamburg ecco"

Come se a Monaco non ci fossero italiani. Ad Amburgo ci ho vissuto un mese, non dico di sapere tutto della città, ma so di per certo che non è sul mare: è sul fiume Elba. Non è neanche un'informazione che si trova nella sezione Curiosità delle guide turistiche, il porto di Amburgo oltre a essere enorme e fondamentale sia per la zona che per la Germania, è famoso perché è sul fiume Elba.
Ma per Elisabetta è sul mare, spero almeno sia il Mare del Nord nella sua testa e non il Baltico.
"Amburgo è molto bella, a me poi è piaciuto molto il porto, ma mi piacciono quelle cose, sai, le navi, la navigazione, i porti..."
"Ja, ja. La sigla HA è divertente poi! Hamburg è l'unica città grande con una sigla a due lettere lo sapevi?"
"HA?" magari non avevo capito.
"Sì, acca a. Hamburg Amburg"

Ho cominciato a sentire quello del rimaneva del mio tedesco contorcersi come un orso che si svegliava dal letargo prima del tempo.
La targa di Amburgo è HH, Hanselstadt Hamburg, Amburgo città anseatica,  membro, appunto, della Lega anseatica (le poesie non mi piacevano, storia sì però).
Va bene, si parla di medioevo, ma anche di una delle città più importanti della Germania. Come se uno studente italiano non sapesse che Firenze si trova in Toscana o io mi stessi ancora chiedendo se Maastricht è in Olanda o in Belgio.
Elisabetta, parliamo di Amburgo, non di Erfurt.

Deglutisco: "E... sì, poi è davvero una bella città"
"Sì, ich glaube, dass du hast Recht"



BAAAAAAANG.
Febbraio, ancora inverno, non è decisamente il momento di uscire dal letargo eppure l'orso ha appena ricevuto una padella in acciaio inox sulla testa.

Lo scenario peggiore per una persona che si inventa un'abilità e, non solo, dice di eccellere in quel campo è trovare o un esperto in materia, che la smerda dopo due parole, o qualcuno che conosce quell'abilità in modo, diciamo, modesto.

Ho studiato tedesco tre anni e mi sono rimaste le regole e le frasi di base.
Perché ok che ti sfugga HH, ma le regole basilari della grammatica no, specie se "Io parlo benissimo tedesco!"
Dass: frase secondaria, verbo alla fine. ...dass du Recht hast. Lo impari al primo anno, ci sbatti la testa qualche settimana e poi problema superato (se non hai grossi problemi di comprendonio, ovvio). 
Basta anche una qualsiasi canzone dei Rammstein per capirlo.

Elisabetta, se vuoi fare la saccente almeno assicurati di esserlo.

"... ho finito il secondo anno, spero di laurearmi in tempo. Sto studiando col cuore, sai, mit mein Herz"
BAAAAAANG mit senza dativo, BAAAAAAAANG declinazione di Herz sbagliata.
Ripeto, sono tutte regole elementari, le basi, parliamo dell'ABC del tedesco dopo Kartoffeln.
L'orso digrigna i denti.

"...e mi trovo bene qui, nonostante le clienti ogni tanto provino 3 taglie in meno della norma. Basta chiedere al marito "Mi trovi grassa?", du findest dick? e invece non lo fanno."



Mi sta pigliando per il culo.

Betty, cara, du findest dick pare l'equivalente inglese del ragazzino italiano che urla: "Io so una frase in tedesco: ich suche eine Katze!" scatenando l'ilarità generale.
Sembra una parodia di We found love di Rihanna, We found love, du findest dick. E sti cazzi.
Du findest dick è una frase talmente messa male che persino la prima versione di Google Traduttore avrebbe fatto apparire come risultato "Ma che cazzo hai scritto?" per poi rilevare lingua, magari Hindi, e improvvisare una traduzione.

Betty, se ti vergogni a dire che hai passato due anni a sditalinarti sul divano di casa senza cercare lavoro o studiare e poi hai trovato un frasario tedesco su internet che leggi ogni tanto, non millantare corsi che insulti una categoria di studenti che magari il mazzo se lo fa.
Perché una frase del genere non la può dire una laureanda in tedesco. Passi HA, passino gli errori di declinazione, ma rendere incomprensibile una frase di 4 parole no.

Betty, se mai leggerai, ti aiuto, guarda.
Frase di partenza: Mi trovi troppo grassa?

Findest du...
Domanda, Betty, la domanda vuole l'inversione obbligatoria. Come l'inglese.
Ecco, guarda un po', abbiamo tolto una padella dalla testa dell'orso.

Findest du mich...
Perché mi trovi vuole un qualcosa. "Mi trovi", trovi chi? Me. Il complemento oggetto ci vuole, Betty. Il tedesco è una lingua logica e rigida, aiuta. Poi è una domanda, quindi ricorda: verbo+soggetto+complemento oggetto.

Findest du mich zu dick?
Tadan!

vai tranquilla, non lo sei


A un certo punto ha citato anche un verso della Bibbia, ovviamente in tedesco. Quello non lo conoscevo, l'ho cercato poi apposta e aveva sbagliato il verbo. Citare o dire proverbi è già la morte di un discorso, sbagliarli è proprio il suicidio dell'interesse.

E il mondo è pieno di Betty che rinfacciano di sapere una lingua quando poi producono solo frasi che starebbero in piedi quanto uno zoppo a cui togli la stampella.
Perché Betty, quando metti una frase in tedesco ogni tre italiane per parlare con persone che il tedesco non lo sanno e che non lo stanno imparando non solo fai la figura, mai sopportata, della saputella, ma anche della minchiona, dimostri anche di non aver capito niente sullo studio delle lingue.

La lingua è la base della comunicazione.
Una frase tedesca a caso che traduce una italiana è come partecipare a un concorso di equitazione con un cavallo a tre gambe, non funziona e ti fa dedurre che il fantino è un coglione. 
Il tedesco lo devi usare per andare in panetteria ad Amburgo e comprare il pane.
Se studi assicurati di avere almeno la grammatica necessaria per dire "Vorrei pane" e non "Uccidi poiana".
Se magari impari proprio "Buongiorno, vorrei un etto di pane, per favore" ancora meglio, ma stiamo calmi.
Alla fine si parte da du findest dick.

Se parli con colleghe italiane e intermezzi il dialogo con frasi in tedesco, dove va lo scopo del dialogo, dove va la comunicazione, Betty?
A poiane va. A massacrarle una per una.

E il messaggio? Non pervenuto.

E allora cosa parli a fare, Betty?

1 commento:

  1. Domani provo ad entrare in boulangerie dicendo "Tue Buse!" consapevole del fatto che non possano reagire molto peggio di quando uno sbaglia un minimo l'intonazione giusta di baguette.

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