martedì 29 ottobre 2013

Regine, principesse e sguattere del pop

Dopo essere riemersi dallo tsunami di polemiche che ha accompagnato l'ultima uscita di Robin Thicke ed essere rimasti a bocca aperta per l'ultimo, favoloso secondo me, lavoro dei Daft Punk ci sono stati altri fenomeni interessanti intorno a questa estate 2013 in ambito musicale.

Non voglio dilungarmi su una domanda come "Ma che cazzo ha fatto Pharrell in questi ultimi 10 anni?", ma che potrebbe essere un buon argomento di discussione, quindi ecco il fenomeno interessante di cui parlavo 3 righe fa: per quanto riguarda regine, principesse, contesse e sguattere del pop, l'estate 2013 è stato l'anno della rinascita.

Vado in ordine cronologico.



KATY PERRY - ROAR



In questi ultimi due giorni l'ho sentita in radio almeno quattro volte e devo dire che è ancora un ottimo risultato, visto che il singolo è uscito il 12 agosto. Per questo motivo vince il titolo di "Tormentone di fine estate" nella mia personale classifica (quello di inizio estate è Get Lucky, Daft Punk. Lo segnalo per completezza).

Roar è una specie di punto panoramico tipo terrazza di Basilea o sovrappasso della stazione Milano Certosa nel percorso musicale di Katy Perry. Ci sta dicendo che sta cambiando, come affronta il cambiamento e cosa potremmo aspettarci dal suo nuovo album (Prism, uscito tipo settimana scorsa). Fino a questo momento Katy aveva trito e ritrito i prodotti già sentiti in Teenage Dream, l'ultimo singolo era il surreale Wide Awake (maggio 2012). Roar è stato promosso con campagna promozionale all'insegna di Twitter, tra gli altri mezzi (con tanto di immancabile #Roar), e un video-lyrics basato tutto su uno scambio alla Whatsapp con le icone al posto delle parole che fa tanto ritardati.

Katy Perry era abituata a stupire con parrucche colorate (California Gurls), travestimenti divertenti (Last Friday Night) o apparecchiature strambe alla Lady Gaga (il reggiseno-spara botti di Firework). In Roar la prima novità è già il fatto che lei abbia un look naturale, ovvero senza parrucche, vestita in modo piuttosto sobrio rispetto a video precedenti. L'unica pecca è quel triplo strato di fondotinta, se le facessero i primi piani alla Sergio Leone riusciremmo a leggere Maybelline in fronte, ma è comunque un look più naturale rispetto a lavori precedenti. 
A occhi inesperti sembra che abbia in faccia solo "Un po' di colore e del nero sugli occhi" [cit.]




Sul testo niente da sottolineare, un altro brano che punta alla rinascita personale, alla rivalsa su chi ci ha sempre buttato giù e sul fatto che abbiamo la forza per rialzarci e tante altre belle cose che potremmo trovare solo in altri testi di Katy Perry o nelle canzoni dell'oratorio. Anche gli spezzoni divertenti rientrano nel classico. 
Esperienza personale? Senza dubbio, il divorzio da Russel Brand è ancora un argomento scottante, ma certo che se vai a sposarti un tizio come Brand non puoi aspettarti di prendere il the alle cinque e passare le domeniche pomeriggio sul divano a vedere Quo Vadis?

Il travestimento da regina della giungla è fenomenale e ha contribuito ad aumentare le visualizzazione su Vevo, vuoi per le ragazze che rimangono meravigliate dal suo fisico, vuoi per i ragazzi "Sono qui solo per vederle le tette" (che meritano davvero, tra l'altro).

Roar è spiritosa, colorata, un inno che può essere perfetto sia per una squadra amatoriale di pallavolo, facile anche da ricordare con animali buffi come la scimmia cappuccino tipo Barbossa dei Pirati dei Caraibi.

Katy Perry è stata un'araba fenice in questo 2013? Assolutamente sì.



LADY GAGA - APPLAUSE



Dall'uscita di Marry the night (novembre 2011) a questo Applause (12 agosto 2013, ancora), Lady Gaga ne ha passate di tutti i colori: tour annullati, operazioni all'anca, album rimandato, ruolo nell'ultimo film di Robert Rodriguez, rischio di finire nel dimenticatoio se non fosse stato per qualche coup de théâtre.

Premessa: non amo particolarmente il suo genere, però è brava in quello che fa. Decisamente brava.

Molti la davano già per spacciata e vedevano la partecipazione in Machete Kills come una via di fuga alla Justin Timberlake. La mia carriera musicale è finita, faccio quello che hanno fatto altri prima di me: mi do al cinema (o viceversa).

Ed è qui che arriva Applause, primo singolo del terzo album (ARTPOP, esce a novembre).
A differenza di Roar deve essere ascoltato almeno un paio di volte prima di essere davvero apprezzato, anzi, la prima volta che si ascolta non è neanche così bello.

Anche come testi siamo sulla riva opposta rispetto a Roar: Lady Gaga ha sì molto di autobiografico, ma non è l'autobiografico per il sociale di Katy Perry. Applause è una dichiarazione d'amore verso l'attenzione, il successo e verso i suoi fan, condita da tutti quegli elementi visivi che rendono unici i video di Lady Gaga. Non è un testo in cui puoi rispecchiarti, non ti infonde fiducia o forza

E poi bisogna ammetterlo: quel video è un'esperienza mistica.
Già dopo averlo visto una volta si capisce che è più vicino a un lavoro come Bad Romance o Alejandro piuttosto che Judas. Non che mi dispiaccia, sia chiaro, ma in Judas c'era pur sempre Norman Reedus.

Inoltre è uno dei pochissimi video che rispetta il brano e non aggiunge scene extra, un video di 3 minuti e mezzo per una canzone di 3 minuti e mezzo, non ci troviamo davanti a un'epopea come Telephone (9 minuti) o un brano diluito come Born this Way. E' significativo questo dato, perché vuol dire che il brano è perfetto così, senza fronzoli visivi.




E di fronzoli ne ha: citazioni di Botticelli, Pierrot, Janet Jackson (il reggiseno a forma di mano), Marilyn Monroe. C'è anche molta, molta autobiografia: Gaga mora che balla (gli esordi) o che sfila sollevando la gamba di un manichino (l'operazione all'anca). E qui, ancora come Katy Perry, si mostra molto più al naturale del solito e per "naturale" intendo davvero senza trucco. 

Lady Gaga è stata un'araba fenice in questo 2013? Ovvio.
Pochi giorni dopo l'uscita del video, Youtube è stato sommerso di parodie e prese in giro. E se c'è una parodia vuol dire che il prodotto ha avuto successo.



MILEY CYRUS - WRECKING BALL




Mh. 
Cominciamo da una domanda semplice: avete mai sentito (o anche solo sentito parlare) di Who owns my heart? Ricordatevi la risposta un momento.

Sono passati pochi giorni dal tornado degli MTV Video Music Awards, quando Miley Cyrus ha duettato con Robin Thicke strusciandogli il sedere sul pacco e mimando amplessi con un guanto di gomma.
L'atmosfera si era già surriscaldata con l'uscita di We can't stop (giugno 2013) che aveva bloccato in gola una serie di mugugni e proteste, tipo salatino del Despar che si pianta nell'esofago: i VMA sono stati il colpo di tosse secco che libera del suddetto salatino.

Nella tempesta mediatica che si è creata e che ha continuato a imperversare per il mese successivo era il momento perfetto per lanciare il nuovo singolo e promuovere il nuovo album Bangerz (uscito a inizio mese).

Io personalmente come discografia post Hannah Montana mi ero fermata a Can't be tamed, tipico inno adolescenziale con tanto di testo ribelle e ali nere nel video, e quell'inno da festicciola nel campo scout cattolico che era Party in the U.S.A.

Torniamo alla domanda di sopra: Who owns my heart.
Mai sentito?
Se la risposta è no allora è chiaro tutta l'evoluzione di Miley da We can't stop a ora. Who owns my heart (ottobre 2010) è stato il primo vero tentativo di togliersi l'etichetta Disney di dosso. Il fatto che nessuno ne abbia parlato come ne stiamo parlando ora dimostra solo che Miley non aveva osato abbastanza: l'atteggiamento da gatta in calore, le gambe nude, la discoteca affollata dove si strusciava con altre ragazze... non è stato abbastanza.
Vedevamo ancora Hannah Montana che "affronta una fase".
Poi c'è stato We can't stop, un testo spensierato accompagnato da un video ribelle, mentre Miley sculacciava le ballerine o mostrava il sedere fasciato nei leggins bianchi era come se dicesse: "Ora capite che NON è una fase?"

Ed eccoci a Wrecking Ball.
Comincio dalla parte più semplice: il testo. Molto, molto autobiografico, è stata appena mollata dal fratello di Thor (aka uno degli angoli del ménage à trois di Hunger Games) e Miley c'è rimasta davvero di merda. 

Anche io ci rimarrei di merda a essere piantata da Liam Hemsworth, sinceramente. 
Ma io con le rime non vado al di là di tradita-margherita o dolore-malore.
Il testo di Wrecking Ball è bello, è anni luce avanti alle lamentele quotidiane di una diciannovenne, è più profondo di quello che ci aspetteremmo da una che chiama "twerk" un semplice sculettare piegata a 90.



Poi è arrivato il video. Miley stava cavalcando l'onda dell'artista trasgressiva e non poteva deludere: il twerk non era più l'asso nella manica, basta cambiare i riferimenti sessuali, lasciare comunque un abbigliamento minimo per non distrarre, et voila.
Leccare un martello, ballare nuda su una palla da demolizione, limonarsi una catena e piccoli accorgimenti tipo mostrare il buco del culo quando il testo dice I just wanted you to let me in.
Non te lo volevo dire, Miley, ma è tardi ora proporre l'anal per salvare il rapporto. Ciò non toglie che non basta mettere un nome famoso per rendere una minchiata pazzesca "arte".

L'effetto inquietante dei primissimi piani a inizio video è dovuto anche all'uso delle circle lenses (http://en.wikipedia.org/wiki/Circle_contact_lens), come mi è stato indicato da un'esperta in materia che si ha fatto un salto dopo aver visto questa scena alle 7.10 di sabato mattina.

Miley Cyrus è un'araba fenice in questo 2013? Ni.
Lo è perché i testi sono più maturi, più belli e più godibili di quelli puramente adolescenziali in Can't be tamed. Bangerz è un bell'album.
Non lo è perché 3/4 della popolazione mondiale, visto che a un certo punto la copertura di notizie su Miley Cyrus era totale, sembra la classica mignottina spuntata dal nulla quest'anno. E pochi perderanno tempo ad ascoltare un'altra delle sue canzoni, figuriamoci un album intero.


BRITNEY SPEARS - WORK B**CH!



E' dai tempi dell'intro di Gimme more che Britney se la prende con una fantomatica "Bitch": prima le dice di stare attenta, ora le da consigli su come avere successo nella vita dall'alto di un video che alterna coreografie in mezzo al deserto, scene di sadomaso soft e macchine da corsa.

Britney è tornata, ma è tornata davvero.
Non come con Scream & Shout  che ci ha fracassato le palle lo scorso inverno, dove ogni tanto spuntava un It's Britney, bitch!, ma veniva sommerso dalla musica a palla che poteva concepire solo uno che aveva scritto l'odiosa My hump.
E non conto neppure Oh la la, un brano per la colonna sonora dei Puffi. Cioè, Britney Spears e i Puffi.

Il testo non è nulla di che, piuttosto semplice. Dalla Britney adolescente che si lamentava della pressione del mondo che la circondava in pezzi come I'm not a girl... not yet a woman o alle prese con i classici problemi da quattordicenni di Oops I did it again! ora abbiamo una Britney mamma-chioccia che ci dice senza mezzi termini: vuoi una bella casa? Una macchina costosa? Allora lavora, stronza.

La cover del singolo fa abbastanza pena: è photoshoppata talmente male che Britney, con un boa di struzzo azzurro, sembra un transessuale con le tette rifatte malissimo che si è appena sparata una striscia E una pera nel bagno pubblico di Molino Dorino.

Il video no, nel video torna la Principessa del Pop biondissima e sensuale. La coreografia è piuttosto semplice, ben lontana dai fasti di Overprotected, ma stava già abituandoci a video senza grandi danze e magheggi vari (vedi I wanna go del 2011). Ormai da un paio d'anni a questa parte la regina della coreografia è Lady Gaga, non ci piove. Ottimi trucchi comunque, tra scelta dei costumi, degli ambienti, delle ballerine cesse da mettersi accanto nei primi piani.

Nel settembre 2013, Britney Spears sforna, a mio avviso, una delle migliori canzoni motivazionali dell'anno. Ascoltiamo Katy Perry quando abbiamo bisogno di una spinta sul piano personale, ascoltiamo Work B**ch! in palestra (cioè, ascoltate), durante gli esercizi di aerobica (ancora decisamente ascoltate) o fuori a correre ("ascoltiamo" iniziale non era decisamente un plurale maiestatis, per quanto mi riguarda era plurale poltronis).



E va bene, la scena di Britney che tiene al guinzaglio alcune ballerine vestite da gatte ricorda molto Beyoncé in Who run the world? con due iene.
Non l'ha copiato. O forse sì, ma non per carenza di idee, per un riferimento, per prenderla in giro, perché avanzavano guinzagli, che ne so. Alla fine non sono nella testa di Britney per dare una ragione valida a questa scelta, ma posso spiegare perché le accuse di plagio (per una singola scena poi) è una gran vaccata: ha fatto tutto un video con elementi di sadomaso. Collare e guinzaglio sono perfettamente adatti al contesto, Beyoncé non ha la proprietà intellettuale del gesto con tanto di brevetto e se proprio vogliamo essere puntigliosi Beyoncé stessa in quella scena ha le scarpe di Lady Gaga in Bad Romance.

Anzi, per completare il discorso dico che Work Bi**ch!  e Who run the world? hanno lo stesso tema, ovvero spronare le donne a fare (e non dare) del loro meglio. Ovviamente il messaggio viene presentato in modo diverso, ma quello è: se lavori duramente (Now get to work, bitch!) potrai un giorno arrivare in alto (Who run the world? Girls!). Diciamo che tra i due messaggi preferisco quello diretto di Britney a quello romantico-ma-spacco-i-culi di Beyoncé, ma i tempi di Bootylicious e delle Destiny's Child sono passati e Beyoncé ora ha altri standard da rispettare.

Intanto Work Bi**ch! ha scalzato Wrecking ball dalla testa delle classifiche statunitensi due ore dopo la pubblicazione.

Britney Spears è un'araba fenice in questo 2013? Minchia se lo è.

[Bonus]

RIHANNA - POUR IT UP
(video, il singolo è uscito a gennaio)



Rihanna adora i culi.


Ma almeno ha capito cos'è il twerk.

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