venerdì 18 gennaio 2013

Hai impegni per venerdì 18?

I romani credevano che il 17 fosse il numero porta sfortuna per eccellenza. Quando ancora usavano le lettere per indicare i numeri 17 era XVII, anagramma di VIXI che, come cinque anni di latino hanno provato inutilmente a insegnarmi, vuol dire "vissi" ovvero: prima ero vivo, ora non lo sono più (quindi so' morto).

Il 17 è un numero porta sfiga perché è l'anagramma di un sinonimo di "morto". Avevano un sacco a cui pensare, questi romani.

In 22 anni di vita, però, il mio numero porta sfiga per eccellenza è sempre stato il 18. Il 18 (e il 29 settembre, ma quello penso sia un caso particolare) è il giorno delle catastrofi e delle brutte notizie e oggi, venerdì 18, è il climax di tutto questo. Non sono neanche le 15 e posso dirlo tranquillamente: è una giornata di merda.


Giornata di merda che comincia con Madre che da di matto su argomenti generali. Siccome ero io l'unica fonte di vita presente in casa stamattina dopo le 9 (il cane e la pianta in soggiorno non contano) sono diventata automaticamente il capro espiatorio di tutta la negatività che si è abbattuta su questa casa da una settimana a questa parte. La lampadina della scala per andare in cantina bruciata, mia sorella con l'insonnia, io che dormo troppo, il cane che puzza, mio zio perché è mio zio, la tapparella della cucina rotta. Mentre ascoltavo il fiume di parole sotto il mio piumone coi cuoricini, mi sorprendevo da sola dei miei poteri mentali: pur profondamente addormentata quando è stato compiuto l'attentato ai danni della secolare tapparella della porta-finestra della cucina, sono riuscita a romperla, anzi, peggio, a strappare la corda. Dovevo proprio odiarla quella tapparella.

Fatto sta che sembra impossibile trovare un tapparellista (ebbene sì, esiste anche la categoria "tapparellista") in tempi decenti, di colpo tutti i conoscenti sembrano avere le persiane ai vetri e l'unico che può riparare la tapparella entro domani pare sia quell'ex amico del vicino di casa che ora s'è trasferito nella tundra siberiana. Anche lui ora, giustamente, all'igloo ha messo le persiane però.

Quando la cosa inizia a farsi insostenibile, ovvero quando vengo incolpata anche di aver distrutto il letto nella casa al mare nel lontano 1998, capisco che è ora di levarmi dalle palle. Esco, saluto il cane, arrivo in stazione.

"Avvisiamo i signori viaggiatori che il treno S6 numero 106QUALCOS'ALTRO delle ore 10.11 proveniente da..." dì Pioltello, dì Pioltello "...Novara..." fuck "oggi non è stato effettuato" FUCK. Vabbé prenderò il 10.41, arrivo con un filo di ritardo.

Ah, lo sciopero indetto dal sindacato ORSA, quel sindacato di cui tutti ridono dicendo "tanto è piccolo". Oggi ha deciso di vendicarsi di tutte le prese per il culo degli ultimi 30 anni credo, facendo uno sciopero a cui ha aderito il 100% dei lavoratori. Nessun treno da/per Milano fino alle 17, a meno che non si voglia provare il brivido di saltare su un Torino-Trieste in corsa per far eccitare l'Indiana Jones che è in ognuno di noi.

Ma oggi è venerdì 18: piuttosto che imbarcarmi nell'avventura Indiana Jones e la quest per arrivare a Rho Fiera, preferisco richiamare Madre e chiederle un passaggio per la fermata dell'autobus:
"Mà, non ci sono i treni, c'è sciopero"
"... non ho capito niente"
"C'è sciopero dei treni. Vado in pullman, mi dai uno strappo alla fermata?"
"Non dire stronzate, sciopero dei treni? Vieni a casa che ti porto io"
"è quello che ti ho appena chiesto..."
A quanto pare, cercare un tapparellista provoca nervosismo, interruzione delle capacità celebrali e sordità acuta.

Il tempo di arrivare alla fermata e, ovviamente, il pullman delle 10.38 era appena partito (FUUUUUUUCK). Amen, dai, aspetto una mezz'oretta alla simpatica fermata senza panchine, tanto il libro ce l'ho, il ritardo ormai è appurato, basta mettersi il cuore in pace. Prossimo pullman: 11.08

ore 10.45: litigio tra cani a tipo mezzo metro dalla fermata. Signora, cosa compra un cane di 40kg se lascia andare il guinzaglio appena questo si lancia contro un qualsiasi altro quadrupede?

ore 10.55: comincio a non sentire più le dita dei piedi. Memo: metti stivali, non All Star, Winter is coming, bitch.

ore 11.05: s'è radunata ormai una folla nei pressi della fermata. I piedi non rispondono agli stimoli, peggio ancora, è iniziato un capitolo di Bran. Bran in A Dance with Dragons è letale.

ore 11.10: la folla di prima inizia a sporgersi con insistenza dal marciapiede. Ho perso i piedi e sto iniziando a perdere le dita delle mani. Bran cade nella neve e non giova alla situazione generale.

ore 11.15: magari tra quelli che stanno iniziando a guardarsi in giro nervosamente come se il pullman dovesse apparire all'improvviso dal cielo c'è un tapparellista.

ore 11.20: il pinguino di Happy Feet sta aspettando il pullman per Magenta dall'altra parte della strada.

ore 11.25: mancano 5 pagine alla fine del capitolo di Bran e a me almeno 4 dita della mano sinistra. Al diavolo il pullman, Molino Dorino, al diavolo tutto, torno a casa. In mezz'ora di passeggiata, forse riprendo il controllo del piede destro almeno.


Il rientro a casa è stato meno traumatico e più veloce del solito, fino a quando non sono arrivata in stazione. L'ira funesta s'è manifestata di nuovo in tutto il suo splendore quando un Milano-Torino m'è sfrecciato sopra la testa, gli schermi giravano il dito nella piaga facendo lampeggiare un CANCELLATO in caratteri cubitali per ogni treno e gli addetti della stazione hanno finalmente tagliato i rovi, ma lasciato i rami lì per terra, liberi di girare nel sottopasso.

Ma possibile che uno non riesca a prendere un treno tranquillamente, salgo alle 10.11 e arrivo a destinazione, senza... momento. Momento. I rami non vagano liberamente per strada, non possono, sono rami. C'ho messo almeno 4 metri per capirlo, il tempo di girarmi e uno di quei suddetti rami stava risalendo con me dal sottopasso: ovviamente non era un ramo, ma un serpente di 2 metri, credo, nero e lucido ed educato. Educato perché teneva la destra, non come la sottoscritta che camminava in mezzo alla strada, pronta a essere stirata dal primo ciclista di passaggio.

Ho fatto un pezzo di strada con gli occhi fissi sul serpente che andava per i cazzi suoi, bell'animale, non credo sia molto rappresentativo della fauna locale, ma bello. Talmente bello che non guardavo altro, neanche la strada, neanche il palo che segnala che il sottopasso è pedonale e le bici le devi portare a mano. Questa non la sapevo. Ora lo so, grazie all'incontro ravvicinato della mia tempia contro il suddetto palo. Per una volta non c'era nessuno lì a guardare, neanche il serpente, che nel contempo era finito chissà dove.

è decisamente meglio tornare a dormire. Ah, no, non posso: è la giornata del cambia-i-copriletti.
Venerdì 17 staminchia.

2 commenti:

  1. Un serpente? Esistono anche da ste parti? Ma non temono l'inverno, come tutti i rettili?

    Io dopo 10 minuti me ne sarei andato, odio attendere i mezzi, è più forte di me :-D

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    1. Io credevo che in provincia di Milano il massimo del rettile selvatico che si potesse trovare fossero le lucertole, una vipera se proprio siamo tra i bricchi. Ma un serpente mai!! (Al momento non mi ero neanche ricordata del fatto che i rettili odiassero il freddo. Ma era un po' rimbambito mi sa, povero!)

      Ci ho provato, con pullman e treni, giuro che ci ho provato. Ma hanno vinto loro. STAVOLTA!

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